Con una partita dall’andamento simile a quella di Brindisi, la Virtus ha chiuso il suo 2018 con una sconfitta. Certo, c’è l’attenuante delle assenze, dato che tre giocatori non si possono regalare a nessuno, ma gli infortuni non spiegano come sia possibile che l’approccio dei bianconeri sia stato svagato - per usare un eufemismo - e nel primo tempo si sia potuti finire a -20 senza opporre alcune resistenza. Poi la rimonta, e la sconfitta finale. In un finale punto a punto pesano ancora una volta i rimbalzi, e soprattutto gli errori ai liberi, ben 12. Cinque per Taylor, che ha fatto e disfatto (e anche questo non è una novità), soffrendo parecchio Craft.

In classifica il posto è il decimo, e la corsa per le Final Eight (obiettivo da centrare assolutamente secondo Luca Baraldi) appare decisamente in salita. La Virtus ha scontro diretto sfavorevole con Trento e Sassari che sono a pari punti punti, e con Brindisi che è a +2, mentre è in vantaggio con la sola Trieste. Insomma, in quasi tutti gli arrivi in volata i bianconeri sono perdenti. Per andare a Firenze quindi battere la sola Brescia - il 6 gennaio - probabilmente non basterà, ma bisognerebbe vincere anche a Varese la domenica successiva, impresa difficile in questo momento, visto il clamoroso stato di forma della squadra di coach Caja.
E' arrivata anche una prima forma di contestazione alla dirigenza, con lo striscione dei Forever Boys (Dirgenza: sveglia! meno parole e più fatti) appeso all’Arcoveggio.
Insomma, il momento non è semplice.

Come si fa a uscirne? Nulla è compromesso definitivamente, ma forse sarebbe il caso di non ripetere alcuni errori del passato.
Nella scorsa stagione, fu fatta la singolare scelta di partire con uno straniero in meno, per poi cambiare idea a stagione appena iniziata. Per mesi però le Vu Nere, pur essendo sul mercato, non firmarono nessuno, e Jamil Wilson arrivò a stagione praticamente finita. Fu un errore grave, pagato per tutta la stagione.

Quest’anno - saggiamente - sono stati riempiti tutti i sei posti utili per gli stranieri, però ci sono stati due importanti problemi fisici.
L’infortunio di Kelvin Martin, che dovrebbe tornare domenica prossima contro Brescia, è durato due mesi. L’ex Cremona avrebbe potuto essere sostituito con il classico “gettonaro” utile in allenamento e in partita - soprattutto tenendo conto del doppio impegno - e invece è stata fatta la scelta di andare avanti con le sole risorse interne. All’inizio tale scelta ha pagato, ma nel mese di dicembre la coperta si è dimostrata corta. Sono arrivate le difficoltà, complice anche un mese pieno di viaggi e trasferte: 2 vittorie e 5 sconfitte tra campionato e coppa.

E poi la situazione Brian Qvale. Il capitano si è fermato per la terza volta per problemi alla schiena, come era già successo il 21 settembre e poi il 20 ottobre. Tre indizi forse fanno una prova. Viste anche le croniche difficoltà dei bianconeri a rimbalzo (quartultimi in campionato), questa è una situazione sulla quale bisognerà riflettere molto seriamente, e se necessario intervenire.

Di sicuro il rientro di Martin darà parecchio ossigeno, ma potrebbe non bastare. Trento è la dimostrazione che a volte un intervento ben mirato sul mercato (nel caso specifico, il ritorno di Craft) può far svoltare la stagione. E la proprietà ha ribadito più volte che le risorse per andare sul mercato ci sono, se la dirigenza vorrà.

Infine, la squadra sembra troppo dipendente dalle alterne prestazioni di Taylor, capace di giocate di altissimo livello (5.4 assist di media) e di sciocchezze banali, spesso durante la stessa partita. L'ex Banvit gioca 28' di media in campionato, ed è il più impiegato assieme ad Aradori. I due giovani playmaker di riserva, Pajola e Cappelletti, combinano per meno di 20' e poco più di tre punti di media. Pajola difende forte, ma praticamente non guarda il canestro (0.8 punti in 12', tirando con il 14% da tre), Cappelletti nei pochissimi minuti che ha (poco più di 7' di media) il canestro lo guarda eccome (2.5 punti e il 50% da tre), ma Sacripanti l'ha ripreso alcune volte per le sue disattenzioni difensive, ad esempio dopo Reggio. Insomma, numeri alla mano Taylor non sembra avere un cambio all'altezza.

(foto Virtus Pallacanestro)

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