La notizia della firma di Marco Belinelli con la Virtus ha fatto ovviamente rumore nel mondo del basket italiano, ma non solo. Si parla infatti del giocatore italiano con più gare (860) e stagioni NBA (13) alle spalle: 9 squadre diverse, 8370 punti segnati e 49 milioni di dollari guadagnati. In più, è l'unico italiano ad aver vinto un titolo NBA (San Antonio, 2014) e la gara del tiro da tre nell'All Star Game, sempre nel 2014. In più, 154 partite in Nazionale. Insomma, si parla di un colpo di altissimo livello.

Ma a Bologna, c'è molto di più. La storia di Marco Belinelli è anche la storia dell'eterna rivalità tra Virtus e Fortitudo, senza esclusione di colpi. Il giocatore più forte mai cresciuto in città, primo e unico bolognese - anzi persicetano - nell'NBA fu cresciuto cestisticamente proprio dalla Virtus, che lo prelevò dalla Vis Basket e lo fece crescere con Marco Sanguettoli e Giordano Consolini, per poi farlo esordire in serie A a 16 anni appena compiuti, nell'aprile 2002. Il crack madrigaliano dell'estate 2003 lo liberò, e lui - come Smodis - firmò alla Fortitudo. Colpo da maestro di Zoran Savic, e peccato capitale per i tifosi bianconeri e per Claudio Sabatini - patron della rinascita virtussina - che cercò in ogni modo di riportarlo in bianconero, anche in prestito, senza mai riuscirci. Venne poi paragonato a un portafogli trovato in una macchina aperta e quindi di fatto trafugato, o citato nel libro degli 80 anni Virtus come "fallo intenzionale". Fatto sta che al primo derby utile - nel 2005 - la Fossa regalò a Sabatini un cartonato dello stesso Belinelli. Peraltro, Belinelli in Fortitudo fece benissimo ed esplose definitivamente sotto Jasmin Repesa. Quattro stagioni con due trofei, lo scudetto 2005 e la Supercoppa dello stesso anno, da MVP. Giocò bene e si trovò bene, tanto da rilasciare dichiarazioni forti dopo il draft 2007 (18° scelta assoluta) e la partenza per Golden State: Voglio ringraziare la Fortitudo per tutto quello che abbiamo vissuto insieme in questi anni fondamentali per la mia crescita e per il mio approdo nella NBA. Porterò sempre la Fortitudo con me, e per questo il giorno che tornerò a giocare in Europa lo farò solo qui a Bologna, la mia città, e con la maglia della Fortitudo. Questo è il mio impegno e la mia promessa”.
Ora c'è un'altra Fortitudo (legalmente), ma i tifosi sono gli stessi, e ieri infatti in molti hanno condiviso queste dichiarazioni, e sono arrivati striscioni duri, a Ozzano - dove Belinelli si era allenato in questi giorni - e da parte della Fossa dei Leoni. E' il gioco delle parti, e bello della rivalità di Basket City.

Tornando alla Virtus, cosa significa aggiungere Marco Belinelli? Sicuramente si tratta di un colpo clamoroso dal punto di vista mediatico ed economico, simile a quello di Teodosic dell'estate 2019. La Segafredo ha dimostrato ancora una volta di voler arrivare ai massimi livelli del basket italiano ed europeo, e l'ha fatto con un ingaggio pesante di un giocatore di altissimo livello, a cui è stato fatto un contratto "di livello Teodosic". E' un segnale per l'Eurolega - e fa capire ancora di più che la massima competizione europea è quella a cui si vuole arrivare, in ogni caso. Ed è un segnale anche per il campionato italiano, per provare a dire che lo scudetto a Milano non è una cosa scontata. Dal punto di vista tecnico, l'innesto di Belinelli trasforma la Virtus in una squadra lunghissima, il cui dodicesimo uomo (Abass?) è un nazionale italiano. E' l'aggiunta di un fantastico tiratore e ottimo passatore, e di uno che può affiancare Teodosic nella leadership della squadra, oltre a poter punire sistematicamente i raddoppi subiti dal #44 nei momenti chiave delle partite. Ovviamente le gerarchie di squadra saranno tutte da ricostruire, ma questo è il compito di Sasha Djordjevic e del suo staff. Una cosa è sicura, la Virtus ha mandato un segnale forte, l'ennesimo dell'era Zanetti.

Il Canale Telegram di Bolognabasket: tutti i dettagli
IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92