L'ordinanza firmata ieri dal governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini - diffusa verso le 14 proprio mentre uscivano le anticipazioni della prevista stretta del governo sugli spettatori agli eventi sportivi - ha provocato il forte dissenso del ministro della Salute Roberto Speranza, come riportato dal Messaggero. Insomma, i problemi istituzionali tra Governo e regioni continuano, e anche all'interno della stessa area politica non c'è affatto uniformità di vedute. E anche all'interno dell'esecutivo i pareri non sembrano concordi, se ieri il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha parlato di apreire assolutamente, se i dati ce lo consentiranno, per tutte le altre competizioni che non siano solo la Serie A, a una piccola quantità di pubblico.

Intanto tra incudine e martello - in mezzo a questo braccio di ferro - ci sono i tifosi (di calcio, basket e pallavolo, ma non solo) e soprattutto le società sportive, che sono costrette a navigare e vista e senza gli incassi derivati dal botteghino rischiano letteralmente di non arrivare a Natale.
Per questo weekend, in Emilia-Romagna si entra, poi si vedrà. L'ordinanza di Bonaccini copre Fortitudo-Varese di domani e due partite di pallavolo, una delle quali in prorgamma giovedì 8 ottobre. Non si parla invece di Virtus-Kuban di Eurocup (7 ottobre), per la quale - eventualmente - ci vorrà una ordinanza supplementare.

Per il resto, si vedrà: la prossima settimana il DPCM è in scadenza, e andrà rinnovato, così come - probabilmente - lo stato di emergenza dal 15 ottobre in poi. Governo e CTS - secondo le indiscrezioni che sono uscite sulla stampa - considerano gli eventi sportivi aperti al pubblico come grave fonte di pericolo. Per quello che si è visto in Supercoppa e nella prima giornata di campionato - ove concesso - non è stato assolutamente così: numero di spettatori limitato (al massimo poco più di 2000 in palasport enormi), tutti con mascherina, distanziati e disciplinati e nessun problema di afflussi e deflussi. Pericoli minori che al ristorante, dove spesso le distanze tra tavoli non sono rispettate, tanto per fare un esempio. E di sicuro non si sono generati gli assembramenti in biglietteria tanto temuti dal coordinatore del CTS Miozzo. Anche perchè le biglietterie, come da protocollo approvato dallo stesso CTS, sono sempre rimaste chiuse.

Con queste premesse, applicare quanto chiesto dalle regioni la scorsa settimana e ribadito dal Comitato 4.0 - 25% in tutta Italia, almeno per i palasport, quindi mai più di 2500 persone - non sarebbe utopico, e nemmeno pericoloso. Il Governo - a quanto pare - invece la pensa diversamente, e proporrà una stretta, chiedendo a tutte le regioni di non derogare sul massimo di 1000 persone all'aperto e 200 al chiuso. Anche qui, però, un conto però sarebbe proporre, un conto imporre. La prossima settimana è decisiva, e si capirà cosa succederà. E anche - nel caso - se le Regioni avranno margini per ulteriori deroghe, o se qualcuna deciderà per lo strappo istituzionale, concedendole lo stesso. Se così non sarà, questo potrebbe essere l'ultimo weekend con pubblico nei palasport in Italia, per chissà quanto tempo.

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