Valerio Bianchini è tornato sulla questione chiusura del campionato, confermando la sua teoria, ovvero che sia stato un notevole errore.

Quando, molto prematuramente, Fip e Lega decisero di chiudere ogni prospettiva futura al campionato, poichè mi sembrava un suicidio mediatico, negare la possibilità al mondo del basket di immaginare una conclusione, tenendo viva l'attenzione mediatica, con una espressione un pò forte dissi che quella ritirata anzitempo era un forma di codardia. Apriti cielo, la mia asserzione ricevette indignati rimbrotti da social e carta stampata.
Ora le opinioni sono cambiate. A fronte del silenzio tombale che per mesi ha tolto il basket dai discorsi della gente, da più parti si riconosce che quel prematuro ritiro è stato un frettoloso errore.


A lui - sulle pagine del Gazzettino - ha replicato il presidente di Lega Umberto Gandini.
Fermarci è stato giusto, non potevamo fare altrimenti, e ciò permette ora alle società di ripartire. Non ci sono solo Armani e la Virtus Bologna: pensate agli acquisti fatti da Varese e a Venezia che ha confermato tutta la squadra. In ogni caso, non voglio fare alcun tipo di polemica con Bianchini, perché ho troppo rispetto per tutto ciò che il Vate ha fatto per il basket italiano. Anche se non ho mai tifato per lui perché io ero a Varese e lui a Cantù e poi in altre squadre.
Ad oggi in Italia non è ancora permesso praticare gli sport di contatto e quindi giocare a basket. Forse lo si potrà fare in Lombardia da venerdì 10, ma solo al parco e tra ragazzi. Ricordo anche che, dall'inizio del lockdown, molte squadre sono rimaste senza americani, tornati in patria. Per loro, sempre ad oggi, permangono chiusure
dei confini e altre norme per chi, comunque, arriva dagli Usa, ovvero l'obbligo di quarantena. Quindi che avremmo dovuto fare?

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