La presentazione di Stefan Markovic, in Casa Virtus, introdotto da Paolo Ronci: “Come la volta scorsa per Hunter, non è il caso di sprecare tante parole e lasciamo che sia lui a presentarsi da solo. E’ un giocatore che forse parla poco di sé, ma che è sempre stato presente nei gruppi che hanno vinto, ed è uno pronto a mettere la sua esperienza a disposizione dei più giovani”


Parola quindi al giocatore. “Dopo la fine dell’esperienza al Khimki non ho avuto nessun dubbio e sono venuto qua, che è Basket City. Sono molto contento di aver ritrovato Djordjevic e Teodosic, so cosa vuol dire giocare in questa città, ed è stato facile trovare l’accordo. Sono molto contento, e pronto a lottare per gli obiettivi che ci siamo dati”

L’importanza della presenza di Djordjevic? “Mi è sempre piaciuto giocare per Djordjevic, quindi uno dei motivi principali del mio arrivo è lui. Gli altri sono la storia di questo club e la presenza di Teodosic. Con il coach abbiamo già fatto strada in Nazionale e vinto tanto. Io poi sono cresciuto vedendo giocare la sua generazione, così come Danilovic. Ricordo bene il tiro da 4, io sono nato con quei campioni in televisione, ed è bello sapere che ora Sasha è un mio coach. Devo solo ascoltarlo e seguire i suoi consigli. Avere feeling sarà facile”

Il primo impatto con questo mondo? “E’ la mia quindicesima stagione da professionista, so cosa devo fare io, sono concentrato su di me e su cosa devo fare con la squadra. Sappiamo come dobbiamo prepararci, è una maratona quella che ci aspetta e non una corsa rapida. Sarà un lungo processo, sappiamo che ci sarà da lavorare tanto e stare concentrati sul collettivo. Non esistono pillole magiche per trovare soluzioni, ma solo il lavoro, così da avere alla fine successo”

Sabato hai dato molte indicazioni a Pajola. “Ha talento. Prima di venire qui Djordjevic mi ha detto quali sarebbero stati i miei compagni, abbiamo parlato a lungo. Credo che Alessandro abbia grandi qualità, talento, buone mani per passare la palla: deve ascoltare i consigli miei e di Teodosic, perché ha la fortuna di giocare con gente come Milos che ha vinto tanto in Europa.”

Cosa sa del campionato italiano? “Ho giocato anni fa a Treviso, alla mia prima uscita dalla Serbia. Ho seguito molto il basket europeo, è il mio lavoro, e seguo specie le squadre dove avevo degli amici. Conosco le squadre, ho visto i playoff anche italiani. Ma più che seguire una o l’altra squadra, quello che conta è focalizzare sempre sui nostri obiettivi, in entrambe le competizioni. E’ la qualità del nostro lavoro che farà la differenza”

L’Eurocup è un obiettivo particolare? “Conoscendo il mio coach e conoscendo Teodosic, sappiamo che non si possono mai avere obiettivi di minima altrimenti resti nella mediocrità. Dobbiamo puntare in alto, sempre, e firmare uno che Milos lo dimostra. Io l’Eurocup l’ho giocata ma non l’ho mai vinta: ci sono squadre di alto livello, russe e spagnole, ma non dobbiamo nasconderci. Non sono poi le squadre fatte sulla carta a fare la differenza, ma quello che dirà il campo.”

Il rapporto con Teodosic? “Ci conosciamo da tempo, fin da ragazzini ci siamo affrontati nelle juniores e poi siamo arrivati assieme in Nazionale. Giocare con lui è sempre stata una bella esperienza, e come ho detto per Pajola è sempre importante osservare gli altri e cercare di imparare. Affrontarlo e difendere su di lui, così come giocare nella sua stessa squadra essendone il cambio, è sempre stato importante e motivo di crescita. Ed è uno dei motivi per cui sono venuto qua, sarà bello e non vedo l’ora che recuperi e che sia assieme a noi in campo, anche per trovare la giusta amalgama.”

Un pensiero sui Mondiali? “La Serbia deve vincere, non penso ad altro. Senza altri infortuni possiamo vincere, e io sarei la persona più felice del mondo. Non penso alle altre squadre”

Fuori dal campo? “Sono un padre e ho due figli. Mi piace stare con gli amici, il buon cibo, la qualità della vita. Finito di lavorare, dato che il lavoro porta anche stress fisico e mentale, voglio stare con la mia famiglia, anche perché non mi vede tanto. Famiglia e amici, ecco quello che sono”

Il derby? “Da bambino vedevo queste gare epiche tra le due squadre, è qualcosa di buono per il basket e sarà bello giocare davanti a tanta gente. E’ la giusta atmosfera dove tutti vorrebbero giocare, avere fans sia a favore che contro. E’ divertente, i palasport vuoti non piacciono a nessuno, ed è uno dei motivi, come dicevo, del mio arrivo qua: la storia del club, di cui anche il derby fa parte”

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