Alla ripresa degli allenamenti della Virtus il coach bianconero Alessandro Ramagli è stato intervistato da Stefano Brienza per Stadio. Intanto, Klaudio Ndoja è ancora fermo e sarà sottoposto a nuove visite.
Ecco le parole di Ramagli.

Alessandro Ramagli, dopo due giorni ha sbollito? Ci mancherebbe altro, alleno da trent'anni. Ne ho vinte e perse altre così.

Quante? Tantissime. Quando le vinci fai presto a dimenticare. Ma la pallacanestro è uno sport crudele, e in modalità sempre diverse. Ricordo una gara di Trapani di un paio di anni fa, eravamo sotto di 1 con palla a loro a 3 o 4 secondi dalla fine. Sbagliarono la rimessa e noi segnammo il canestro della vittoria con 0 sul cronometro. Poi da fuori è facile dire la rimessa, il fallo. Lo sapevamo. Ma quando sei lì non è automatico.

Ma quel fallo dalla panchina l'avevate chiamato. Certo. Dovevamo fare solo rimessa dal fondo, e gliel'abbiamo consegnata. Poi ci abbiamo provato, ma non l'abbiamo preso. Secondo me Rosselli un fallo l'aveva fatto, ma non è stato fischiato seguendo le nuove norme: non ha creato un disequilibrio, è un po' come il vantaggio nel calcio. E allora Moreno ha tirato. È normale che l'avessimo chiamato. La realtà è che bastava rimettere. Una volta persa la palla avevamo il fianco scoperto per il contropiede, e lì non abbiamo il joystick in mano, né noi né i giocatori.

Dopo la gara è tornato il leitmotiv dell'umiltà. Lo tocco perché non dobbiamo vivere di riflessi del passato, dobbiamo conquistatici tutto il credito. Siamo una buona squadra di seconda divisione e dobbiamo partire da qui, dall'umiltà, sbucciarci i gomiti. A Ferrara è successo, senza un giocatore abbiamo condotto la gara per 38' e di fatto vinto. Avrei voluto vedere: vincendo sei bravo e umile, al contrario hai perso e sei stupido. Ma non è così. Non giochiamo con presunzione. Ora dobbiamo portarci dietro l'idea che la capacità di controllare e conservare i vantaggi che ci andiamo faticosamente a prendere è decisiva proprio per poi non giocarsi tutto su una rimessa a fine gara. Facciamo una briciola alla volta, non possiamo vanificarla. Questo si traduce in una parola, disciplina. Per acquisirla serve piena conoscenza reciproca nel gruppo, e speriamo di vedere più spesso la nostra vera struttura. Stiamo violentando Rosselli e Oxilia in ruoli non loro, giochiamo spesso con due lunghi. E dopo c'è sempre la coperta corta da qualche parte.

Alla luce di ciò come valuta queste due settimane senza agonismo? Se si parla di sport è meglio non fermarsi mai. Dopo una partita così poi puoi canalizzare tutta la rabbia agonistica verso la successiva, quindici giorni vanificano quest'effetto. Però dal punto di vista medico spero che la pausa aiuti. Voglio vedere Klaudio in campo. Non ha certo saltato Ferrara per scrupolo. Deve sostenere altre visite, spero di riaverlo presto ma non so quando succederà.

Senza di lui la squadra risulta un po' corta. Anche perché, dopo l'entusiasmo iniziale, i giovani sono un po' rimbalzati all'indietro. All'inizio hai in mano il giocattolo nuovo e sei in estasi. Poi a entusiasmo ed eccitazione subentrano consapevolezza e adattamento ad una serie non semplice per ragazzi così giovani. Mi aspettavo le difficoltà del caso; finora ho ricevuto buone indicazioni, soprattutto da un paio di loro. Non abbiamo fatto proclami non per coprirci le spalle, ma perché la verità è questa. E dopo tre partite da tre metri sopra il cielo, si torna sulla terra. Nessuna bocciatura, sarà una spinta in più per lavorare, ritirare su la testa e fare bene.

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