L'ex allenatore della Virtus Alessandro Ramagli, ora a Pistoia, è stato intervistato da Simone Motola durante la trasmissione "Scusate l'interruzione" su Radio Nettuno.
Ecco un estratto delle sue parole.

Sono poco social, non li frequento, ma ho scritto, quando ho salutato i tifosi, che sono io a ringraziare l’ambiente Virtus e non viceversa, perché sono state due stagioni splendide. Le modalità della separazione ognuno l’interpreta a modo proprio; sono cicli dello sport. Il ritorno a Bologna spero di potermelo gustare tutto e sono sicuro che sarà una giornata da godersi al meglio.
Cosa è mancato l’anno scorso? “Equilibrio e fortuna. Ogni tanto bisogna cavalcare un cavallo scomodo e l’anno scorso lo era, perché era un cavallo molto particolare e l’equilibrio non è stato il nostro punto di forza e la fortuna, quando serviva, non ci ha assistito. Inoltre, sapevamo che ci sarebbero stati dei cambiamenti strutturali. Quei cambiamenti andavano assimilati e le catene di comando dovevano trovare i loro equilibri; quest’anno mi sembra che si siano ritrovati e cristallizzati”.
Sei molto amico di Boniciolli: quando vi sentite, parlate della stagione 2016/17? “No, per Matteo credo che sia ancora una ferita aperta e la nostra presenza era pesante da tollerare, perché noi fummo quasi perfetti”.
Alessnadro Gentile ti è stato imposto? “No. Alessandro è un giocatore duttile. Lo si può schierare in più posizioni. Credo sia limitativo pensare che un giocatore possa essere ingabbiato dalle difese tattiche. Lui è un giocatore totale e può essere utile in tanti modi. Piuttosto, potevamo raggiungere il nostro obiettivo ed il rammarico è che la squadra sia stata terminata troppo tardi. La lezione dell’anno scorso penso che sia servita al management per la costruzione di questo nuovo roster”.
Sei stato molto ‘British’ quando la tua strada si è divisa da quella della Virtus. “Il mio papà mi ha insegnato che bisogna rispettare chi ti dà lavoro, non sputare nel piatto dove si mangia e che bisogna avere rispetto delle persone che ti rispettano. E’ stato un arriverderci soft, ma va bene così perché io ho dato tutto”.
Il mantra della scorsa stagione è stato l’assenza di un vero 4 titolare… “Posso solo dire che io lo volevo. La società stava cambiando ed era normale non essere tempistivi per quell’operazione. Dovevamo capire, in primis, quale Alessandro Gentile fosse arrivato a Bologna. Già a settembre, però, dopo l’infortunio di Alessandro, avevo chiesto un numero 4 e quando è arrivato, alla fine, forse potevamo anche pensare di non prendere nessuno e stringere i denti”.
La querelle Rosselli? “L’addio di Guido non me l’aspettavo, perché lui sapeva quello che sarebbe stato il suo ruolo e che sarebbe stato diverso rispetto al passato. Ma non era più in una situazione di comfort ed in quel momento la scelta più giusta per tutti era separarsi”.
Le tue carte al campionato? “Milano e Venezia sono le squadre che hanno cambiato di meno e sono le candidate alla vittoria finale. Trento la metto subito dietro con i ritorni di Pascolo e Marble. Poi metto Brescia, Avellino e Virtus, che hanno cambiato tanto, ma hanno degli organici importanti. In fondo, Pistoia, Pesaro, Cantù e Brindisi, ripartono quasi da zero e dovranno trovare tempestivamente i propri equilibri. Credo che siano le squadre che rischiano di più. Interessante la partnership tra VL e Olimpia, perché potrebbe essere seguita in futuro da altre società cosiddette ‘piccole’ che potrebbero testare gli stranieri per le ‘grandi’, guadagnandoci in qualità e costi”.

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