Gianmarco Pozzecco è stato sentito dall'Unione Sarda. Un estratto dell'intervista.

"A oggi mi sembra utopia riprendere. Se ci fosse un campus si potrebbe fare, tutti in una struttura chiusa, in un appartamentino a due passi dal palazzetto, ma così non è possibile entrare e uscire, ci sarebbero comunque dei rischi. I ragazzi si allenano a casa da soli. È chiaro che hanno grande voglia di giocare a pallacanestro, ma a oggi non è fattibile.
Ci sono persone che impazziscono se non escono di casa, e capisco chi non è sereno perché non sta lavorando o ha parenti colpiti dal coronavirus, ma non c'è altra strada che restare in casa. Io, sono sincero, sto bene, ho anche la fortuna di avere con me Tanya, che da Siviglia ci ha raggiunto a Burgos grazie al presidente Stefano Sardara ed è rientrata con me a Sassari. Faccio tante cose, guardo partite di pallacanestro, mi aggiorno, leggo un po' di tutto, da articoli a libri.
Cosa manca? Non poter avere un contatto fisico con le persone. Faccio l'esempio: quando abbiamo giocato a Roma e già stava esplodendo la situazione, ho incontrato Giovanni Pini, giocatore che ho allenato alla Fortitudo Bologna e adoro. L'avrei voluto abbracciare forte.... Ma pesa anche non poter stringere la mano ad avversari che stimo. II nostro sport è fatto anche di contatti coi tifosi, abbracci e strette di mano, ecco perché è giusto fermare tutto piuttosto che giocare a porte chiuse.
Perchè è utile restare a casa? È come nel basket: difendere forte costa sacrificio ma ti dà un vantaggio in partita. E lo fai anche se magari prima il compagno non ti ha passato la palla. Stare a casa ci dà un vantaggio sul coronavirus. Ognuno di noi può scendere in campo in senso figurato, può dare una mano per vincere, andando oltre gli errori fatti da questo o quello, ragionando come una squadra.

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