Il coach della Fortitudo Gianmarco Pozzecco è stato intervistato da Piero Guerrini su Tuttosport. Ecco un estratto delle sue parole.

Sulla serie A2. Penso non sia possibile una A2 a 32 squadre. Non ci sono 32 club che vivano la stessa realtà, siano simili. Tra le prime e le ultime c'è un mondo. Io sono molto legato al diritto sportivo, però le due leghe migliori, Nba ed Eurolega, non lo adottano. Dobbiamo fornire più soluzioni a campionati e movimento. Dell'A2 mi piace la regola degli 8 italiani e 2 stranieri, si creano giocatori simbolo. Ma pure i playoff a 16 squadre, quattro serie alle cinque gare... Insomma è un'odissea esagerata, per quanto speri di viverla fin in fondo. Ripensiamo il movimento, non siamo più al top.
Soluzioni? Lo sport è business e nel basket abbiamo una lega che vive già nel futuro: non dico di copiare, ma qualcosa si può prendere. Parlavo con il presidente e amico Petrucci: è giusto partire da arene nuove e capienti, confortevoli. Ma basta deroghe: in Italia siamo quelli del "domani si farà" Bisogna obbligare i club a investire in strutture e personale. Non si può affidare ogni compito a un segretario, ci sono mille aree da seguire. Ma pure gli imprenditori se entrano nello sport pensano al risultato. Ebbene, io sono sicuro che la vittoria non sia tutto, non conta solo vincere. Non ho vinto nulla: un argento olimpico meraviglioso, uno scudetto straordinario, una Supercoppa e stop. Eppure ero il più famoso. Tutti vogliono vincere e danno il massimo ma i club devono prue occuparsi di visibilità, marketing di creare uno spettacolo fruibile.

Sulla scelta di cuore della Fortitudo. Sono sentimentale, in A ho giocato a Varese, Fortitudo e Capo d'Orlando. Posso dire di averle pure allenate. E sono felice. Ho ritrovato una città splendida, quando cammino mi fermano per dirmi bentornato, il che mi ripaga dei sacrifici per allenare una squadra in cui non tutto è perfetto. Ma quale squadra lo è? Sono grato ai ragazzi e orgoglioso di loro. Ma un playoff così lungo è un terno al lotto. Salire sarà durissima.

Sull'ampio minutaggio dei veterani, Mancinelli, Cinciarini e Rosselli. Ho chiesto loro se volessero giocale meno, vista l'età, mi hanno guardato come un poveretto. Detto questo Verona ha freschezza e un coach con idee molto precise, Dalmonte. Ma i due anni in Croazia mi hanno fatto crescere sull'aspetto analitico, nella tattica. Poi resto un sacchertiano: alla fine vincono i giocatori, l'allenatore può aiutare, con tattica, sulle situazioni, può far crescere i giovani e i meno talentuosi.

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91