Non tradisce, la casa dolce casa paladozziana che permette alla Fortitudo di mantenere il proprio ritmo di marcia interno, andando a matare una Roma troppo alterna per riuscire ad impensierire davvero una Bologna che trova canestri facili più o meno ad ogni azione, e che a parte un blando passaggio a vuoto nel secondo quarto la vive quasi di totale inerzia. Magari non difendendo al massimo a centro area, ma facendosi discretamente perdonare in fase offensiva. E magari cercando di capire perché, il finale, abbia portato qualche patema di troppo: viste le tempistiche al Festival, difficile che i giocatori volessero già correre a vedere Zarrillo e Achille Lauro.

Si parte con Teinino Alibegovic a trovare i suoi spazi, ma anche con una Fortitudo immediata nella replica: 15-2, sapendo in attacco sempre dove e da chi andare, e 17-8 di massimo vantaggio. C’è qualche persa gratuita, qualche rientro difensivo non immediato, ma quel che c’è basta e avanza per il 22-18 del 10’.

Il giro dei cambi non aiuta tanto Bologna, che continua ad un ritmo eccessivo per la bisogna sbagliando tanto e concedendo qualcosa. Arriva il sorpasso, con Alibegovic a rimanere irrisolto per troppo tempo. 29-32, poi Martino deve tornare dai suoi starters e dalle buone percentuali dall’arco per riprendere un minimo di vantaggio. Il problema rimane limitare i guai in pitturato e limitrofi, dove Teinino fa quello che vuole: 17 al 20’, e 41 pari sul tabellone.

Si rientra con la Fortitudo che si abbattiata e si ricorda di avere un centro di gravità permanente, trovando quindi in Sims l’alternativa al comunque buon lavoro dall’arco. Mentre Leunen e la difesa in toto prova a limitare Alibegovic, intanto si prende un decino di vantaggio. C’è dietro troppa ricerca dell’anticipo e conseguente necessità poi di recuperare in area, ma quel che si concede dietro lo si recupera davanti, ed è 69-57 al 30’.

Immediato è il +14, ma nuovamente c’è un calo di tensione al momento di dare spazio ad altri esterni: nemmeno il tempo di capire cosa stia capitando che è 10-0 esterno. Serve allora tornare a corroborare con le triple un attacco che comunque tanti problemi non li ha, a fare canestro, e tra Robertson e Aradori far correre il tabellone è davvero qualcosa di semplicissimo. Tutto scorre con semplicità, anche se nel finale Roma assalta e rosicchia abbastanza, quasi tutto. Ma, alla fine, compito casalingo risolto.


(foto Fortitudo - Valentino Orsini)

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