La miglior Fortitudo della stagione, o forse semplicemente una Fortitudo che non ha avuto paura dell’Olimpia Milano e che, senza fare grandi miracoli ma solo usando tanta, tanta testa, porta a casa lo scalpo più prestigioso dell’anno rilanciandosi dopo due sconfitte consecutive. E, forse, rimandando al mittente i dubbi della vigilia ma con l’obbligo, ora, di dover tornare a ragionare tenendo i piedi per terra: vero che non ci si deve fasciare la testa in caso di sconfitte, ma come fare a non godere, davanti a cotanta serenità?

Si parte con gli inevitabili boati di saluto ad Ettore Messina, con zone miste bolognesi e prima azione di Tarczewski che schiaccia a due mani, ma con tanto spazio che fosse stato un quadrupede, insomma, ne poteva infilare quattro, di arti. Però la Fortitudo non si spaventa, gioca il suo basket molto semplice a caccia dell’area, e dopo un ottima partenza di Sims riesce sempre e comunque a trovare un uomo che arrivi al ferro, sfruttando le sfilacciature ospiti e la poca comunicazione tra reparti. 22-14 il massimo vantaggio, arrotondato al 22-16 del 10’.

Qualche nefandezza difensiva avvicina Milano, poi la scossa la dà Dellosto, che alla prima azione giocata sul parquet del Paladozza stoppa Rodriguez, e doppia tripla Leunen-Robertson per il nuovo +8. La Fortitudo si infila diligentemente nelle tante smagliature di una Olimpia addormentata, Robertson si esalta con tiro da 4, Messina non sa come svegliare i dormienti suoi fusti, ed è 45-31 all’intervallo.

Ci si strabuzza gli occhi, quando Leunen viene lasciato due volte libero per la tripla e sono sei punti, e quando il punteggio dice 57-36 al 25’: gente che fotografa il tabellone, ma intanto Milano continua la sua disperata ricerca di qualcuno che sia in giornata senza avere però un google che funzioni. Intanto però la difesa ospite si ravviva, davanti i rossi smettono di giochicchiare e si danno agli arrembaggi, torna qualche problema a rimbalzo, 61-51 al 30’.

C’è paura perché Milano è sempre Milano, ma tutto rimane sotto controllo, con il vantaggio che non scende mai sotto quota 10 fino alla tripla di Nedovic, per il -9, a 160” dalla fine. Si deve tenere duro, ma questa Fortitudo non è come altre che, ben più danarose, davanti ad Ettore Messina lasciavano le strisciate nei sospensori: liberi di Sims, appoggio di Fantineli e sempre un pochettino di margine. Sims stoppa Moraschini, fiesta grande.

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