Alla vigilia della partenza del campionato il presidente federale Gianni Petrucci è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport.
Un estratto delle sue parole.

"Sarà un campionato che dovrà convivere diversi mesi con il Coronavirus. Sono preoccupato. In Consiglio Nazionale si parla di riforma dello sport quando non sappiamo ancora come ripartire. Il basket non vive di diritti tv e in più i club in regime di professionismo, pagano conseguenti laute tasse. Quando chiediamo se si può aprire al pubblico ci rispondono di no. Abbiamo bisogno di confrontarci con le istituzioni.

I rapporti con il Ministero dello Sport? "Formalmente buoni, ma solo formalmente. Il ministro Spadafora dileggia i presidenti federali. Ionon mi devo vergognare di niente. Se, dopo 14 anni di presidenza Coni, sono tornato nella pallacanestro e mi hanno rivotato non è colpa mia".
Senza incassi al botteghino, c'è il rischio default? "Certo. La realtà l'ha descritta bene Gabriele Gravina, presidente della federcalcio. Ha parlato chiaramente di rischio default. Figuratevi il basket...".
Una vigilia di campionato decisamente agitata non si era mai vista... "In effetti il clima non è dei migliori. Io sono offeso perché lo sport è stato definito, da un esperto scientifico, "non necessario e superfluo". Una bestemmia. Lo sport produce l'1,7% del Pil e addirittura il 7% di Pil indiretto calcolando pubblico, ristoranti, viaggi... Il peccato mortale è nella definizione. Si pensa che lo sport sia solo divertimento, ma non è così. Nel 2006, quando l'Italia vinse il Mondiale di calcio a Berlino, il premier Romano Prodi mi disse: "Porterò alla Merkel la maglietta dell'Italia". Una dichiarazione non solo da tifoso, ma da politico. Perché lo sport non è l'eccetera".
In campo finora si è visto molto divario tra le prime quattro e le altre. "La forbice tra club ci sarà sempre, ma è una realtà lo sport e non solo della nostra pallacanestro. Pensate anche ai campionati di calcio esteri: Germania, Spagna, Inghilterra. Io la penso così: avere colossi imprenditoriali, come Armani e Zanetti, che investono nel basket è solo una fortuna"

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