A poco più di 24 ore dalla partenza dei campionati di serie A e A2 il presidente federale Gianni Petrucci è stato intervistato da Angelo Costa sul Resto del Carlino.

Ecco le sue parole:

Petrucci, che testimone passa la Nazionale al campionato? «Il grande entusiasmo che è riuscita a creare. Trent'anni fa eravamo il campionato più bello dopo la Nba: purtroppo, adesso non più».

Grazie Italia, insomma. «La Nazionale è un spot enorme. Abbiamo grandi giocatori all'estero, che come nel calcio vediamo quando gioca la Nazionale. Ci crediamo tanto: sembrava che di noi non si dovesse più parlare, invece siamo tra le prime squadre del preolimpico».

In cima all'Europa siamo arrivati con un allenatore... «Scariolo, et della Spagna, mi è piaciuto: ha detto che l'Italia, in gara secca, può battere tutti».

Eppure, dopo gli Europei, si è creato un clima strano, quasi di delusione: colpa ell'eccessiva aspettativa? «No, e che non ci si ricorda da dove siamo partiti. Quando cominci a vincere, crei attesa. Eppure c'eravamo quasi riusciti ad entrare nelle prime quattro».

Cosa si aspetta dai campionati che partono domani? «Giusto, campionati: non si parla solo di A, ma c'è una A2 che vale altrettanto».

Cosa chiede alla A? «Di far giocare più italiani che può. Abbiamo visto agli Europei che i nostri giocatori, quando entrano in campo, rendono: Della Valle e Polonara sono titolari nelle loro squadre. Vale per loro e per quelli che il et ha dovuto sacrificare. Posso approfittarne?».

Prego. «Faccio un grande in bocca al lupo a Luca Vitali (infortunato, ndr), straordinario nel dimostrare il suo amore per l'azzurro».

In A2 cosa vorrebbe vedere? «Il successo della passata stagione. E' un torneo con piazze importanti, palasport capienti e italiani che giocano: non sarà facile per la A avere più pubblico».

E' il campionato della storia: fra Fortitudo Bologna, Siena, Treviso e la stessa Roma, gli scudetti non mancano... «E' un altro degli aspetti che rende nobile l'A2».

Roma è un dolore. «Vero: il presidente Toti ha fatto cose grandi negli ultimi anni, presto tornerà in alto».

La Fortitudo ha appena risolto il caso Drucker (coach che chiedeva gli arretrati del contratto firmato con il defunto club di Sacrati, ndr). «E' finita bene e la Federazione si è data da fare perchè andasse così».

Presidente, agli arbitri cosa chiediamo? «Di confermare la loro professionalità. Adesso che abbiamo tolto il sorteggio, devono dimostrare di esser maturi: il designatore potrà mandare i più preparati alle partite più difficili».

Ha insistito molto sulla tv, creandone una e sposando Sky: soddisfatto? «Parlano i risultati. Ho sempre detto che uno sport popolare non può non esser visto: chi guarda il basket, si innamora. Il boom recente è la dimostrazione di quanto fosse nascosto prima».

Veramente anche ora è criptato: senza decoder chi lo guarda? «Voglio chiarire che, per avere gli Europei, Sky ha vinto una gara: altri non si sono impegnati allo stesso modo. E come tv a pagamento, durante le partite dell'Italia, abbiamo avuto ascolti superiori alla Champions».

Adesso Sky completa l'opera con la serie A. «Bravi la Lega e il presidente Marino a riportare il campionato sul satellite, mantenendo la Rai. Come Fip adesso abbiamo l'imbarazzo della scelta: ora l'offerta è persino troppa...».

Non resta che riconquistare spazio sui giornali. «Agli Europei sono rimasto contento: i più importanti c'erano tutti e con l'inviato. Altri sport un seguito così non ce l'hanno».

Presidente Petrucci, c'è una squadra che seguirà con un occhio speciale? «Quando avevo i figli piccoli, andavamo al mare a Pesaro: è nata una simpatia per l'ex Scavolini. Ancora oggi, mio figlio giornalista, quando finisce di lavorare, chiede il risultato. Io invece, tifo Lazio nel calcio: qui seguo tutti».

Ha seguito anche la querelle in casa Virtus, finita con l'addio a Villalta? «Sì e mi spiace per Renato, uno che deve restare nel basket. La Virtus è in mano a grandi imprenditori, gente seria: il presidente della Fondazione. Pietro Basciano. che guida anche la Lega Nazionale e Trapani, come dirigente è la più bella realtà del mio secondo mandato».
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