Nino Pellacani è stato sentito da Damiano Montanari su Stadio.
Un estratto delle sue parole.

Per la Fortitudo non rappresenta alcun dramma retrocedere in A2, fa parte della nostra storia. Non siamo come l'altra squadra di Bologna che lo considera un'onta. Per noi può succedere. Per la gente che ama la Fortitudo, rispetto a quanto visto quest'anno, è preferibile seguire una squadra che diverta e giochi un bel campionato in A2, magari un gruppo costruito bene, con la Effe sul petto.
Quanto mancherà il derby alla Fortitudo e più in generale a Basket City? "Il derby mancherà, ma mancherà anche a loro; non alla squadra, all'altra metà della città. Bologna vive anche di questa rivalità sportiva, altrimenti come fai a prendere in giro il tuo commercialista o il cassiere del supermercato? Questo è lo spirito che da sempre contraddistingue Basket City. Per questo converrebbe tanto alla Fortitudo, quanto alla Virtus che l'anno prossimo ci fosse un derby.
Sarebbe bello che si potessero affrontare magari in un torneo. Ai miei tempi, negli anni Ottanta, c'era il Torneo Battilani. Serviva come preparazione in vista del campionato, ma già vincere un derby in quella occasione creava una prospettiva e un mood migliori per affrontare la nuova stagione. L'importante è avere compreso bene il messaggio.

Quale? "La discesa in A2 non è una disfatta. Sono cose che succedono alla Fortitudo.
Il club sta attraversando una fase di transizione. Sono molto sereno. Dopo i tanti anni con una proprietà importante come quella di Seragnoli, noi fortitudini abbiamo oggettivamente visto di tutto: squadre promosse che non partecipano, retrocessioni, fallimenti, recuperi, grandi nomi. A questo punto può esserci qualcosa che ci preoccupa? A me non preoccupa niente. Avrei solo un desiderio. "Mi piacerebbe che la Fortitudo ripartisse da un progetto che contemplasse, uno, due o tre giovani su cui fare affdamento per un numero di anni superiore a uno. Questo permetterebbe ai tifosi biancoblù di affezionarsi a qualcuno, di tornare a pensare a un giocatore che nasce, cresce, ama e sente di essere fortitudino. L'ultimo è stato Mancinelli".

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