IL DOPOPARTITA DI FORTITUDO-CENTO
Ok, pareva una serata come tante viste da queste parti. Ma stavolta, la rimonta finale, la carica della gente, le fischiate che alzano i decibel, non si sono concluse con il lieto fine: troppo il -19 da cui risalire, e soprattutto una Cento che non ha fatto come altre che si sono trovate in vantaggio - vertigini, braccino, guttalax - ma ha giocato con la consapevolezza di essere la capolista e, quindi, la solidità per portarla in porto. E allora, ecco che pure Azzarita cade in un finale di 2022 in linea con quello che è stato l'anno: delusione della gente, nemmeno tanta voglia di protestare, e via discorrendo.
Difficile trovare linee di dibattito: al netto delle problematiche infermieristiche (che è comunque sono una bella tara) che, senza ufficializzazioni, dovrebbero aver colpito più o meno tutti gli esterni, la squadra rimane in difficoltà quando c'è da difendere sulle triple avversarie (anche ieri oltre il 40% concesso), fatica a rimbalzo, e non ha veri e propri punti di riferimento offensivi se non chiedere gli straordinari sempre agli stessi due. Fine del discorso. E allora che sia anche qua la discussione sull'accontentarsi o no, notando che il clima attorno ad altre Fortitudo non dominanti in A2 - l'ultima senza vere ambizioni fu quella del 2015-16, che prima di esplodere nei playoff navigava a metà classifica - era meno caustico di questo.
Il tira e molla tra il chi ricorda continuamente che poteva andare peggio e chi magari fa presente che ai posti di comando ci sono tutti quelli che hanno portato al rischio del peggio, a parte Pavani. L'accettare sì che a fine luglio non è che ci fosse grande scelta sul mercato ma che poi si è più o meno dichiarato che non c'è un soldo per rinforzare, e nemmeno forse la volontà. Il far presente che ok, gli italiani in giro non sono tanti (ma ad esempio Mussini, liberato da Udine, finirà proprio a Cento) ma che nell'infinito mondo degli stranieri riuscire a trovar meglio di Davis - una sola partita in doppia cifra lungo tutto il campionato, poca roba -, ecco, non sembra impresa titanica. Sono queste le problematiche, perchè va bene il ricordare un giorno sì e uno anche che non si deve fare il passo più lungo della gamba, ma purtroppo questa è la Fortitudo, e qualcosa di meglio lo si potrebbe provare a proporre.
Ed ero contentissimo - Il gemellaggio, dai. Poi i due esterni, Aradori e Thornton: ok, il primo fatica a difendere da sano e figurarsi da acciaccato, ma ieri si è sbattuto come deve fare un capo branco. E il secondo si accende e si spegne senza garanzie. Ma, senza di loro, ieri nemmeno se ne facevano 60.
Non me lo so spiegare - La desolante prova di Panni che ha portato anche a qualche rimostranza del pubblico, un po' tutti i gregari a fare troppo i gregari. Davis, come sempre: in attacco si gioca in quattro, dietro alterna buoni balzi ad atroci dimenticanze, e pure ieri ha finito la partita da spettatore. Infine l'ennesimo trio arbitrale talmente squinternato da far pensare che, se si fosse fatto come al campetto dove sono le squadre stesse ad arbitrarsi, sarebbe andata molto meglio.
(foto Laura Tommasini - Sportpress)