BASKET CITY AL MARE
Doveva ancora finire di spolverare il bancone e lavare i lettini, ma intanto la sua attenzione si bloccò su Ciro, il suo amico che di solito (di solito) vendeva cocco, frutta caramellata, piangete bambini che la mamma ve li compera e altro. Con voce stentorea e partenopea, non c’era bimbo che sapesse resistergli. Stavolta, però, oltre al secchio con i frutti resi immortali da una canzone di Ombretta Colli (“Cocco fresco cocco bello”, scritta sorprendentemente da Battiato), ne stava preparando uno dove non c’erano, ecco, cibi di solito usi alla vendita in spiaggia.
Waimer - Scusa, ma quelle cosa sono?
Ciro - Patane, pecchè?
Waimer - E mi chiedi anche il perché? Ma cosa c’entri tu, napoletano doc che da anni vende cocco, con le patate?
Ciro - Sai comm'è...m'ann ritt e fà accussì, e accussì faccio
I misteri transgenici del basket moderno, pensò Waimer, che già aveva il suo daffare nel gestire lo strano afflusso di clienti-tifosi che arrivavano dal capoluogo, e non si mise a disquisire sulle novità che la spiaggia gli avrebbe proposto in estate. Si era ancora in maggio, ma la gente era già arrivata, malgrado il maltempo, malgrado l’acqua ancora non esattamente adatta ai bagni, malgrado i pedalò fossero ancora da oliare e tutto il resto. Ma, soprattutto, era la fauna che per lui era incomprensibile. Il tifoso bianconero si era un attimo allontanato, pare per fare abbonamenti con larghissimo anticipo, mentre si erano appropinquati due strani soggetti. Non separati dalla nascita, ma da.. tre anni, più o meno.
Cala-Mai - Io non capisco tutta ‘sta frenesia e ‘sto entusiasmo. In questo momento non c’è la certezza che la Fip dia il nome o cose simili, e ha fatto capire che gli anni di confusione e i fax non è che gli siano andati poi tanto bene. Soprattutto pensando che avevano dei referenti che ora si sono vaporizzati. Non c’è la certezza che SG dia l’imprimatur, visto e considerato che era stato raccontato un progetto e ora, tutto d’un colpo, il banco è saltato. Non c’è certezza di dove si giocherà, con quali denari, in quale categoria: bastano solo due parole di Calamai, la riapparizione di Anconetani, e tutti felici e passato scordato? E poi, non dimentichiamo, che la proprietà è la stessa, la stessa! La stessa che aveva garantito un percorso, che settimana scorsa aveva dato appuntamento a settembre, e che ora ha cambiato idea, non tutelando in nessun modo chi aveva seguito il percorso Romagnoli in questi tre anni, e di fatto cambiando alleanze. E io dovrei credere a ‘sta roba? E magari far la parte dello sconfitto di fronte a chi, invece, ora si bullerà di chissà quale vittoria?
Cala-Dai - Capisco che ci sia delusione, che vi sentiate traditi, ma cosa volevi fare? Andare avanti con un surrogato di Fortitudo come era BBB, così come era Eagles? Sono state chiuse entrambe, e si riparte da zero. Dovremmo far finta che questi tre anni non siano mai esistiti, immaginare di essere al Benassi il giorno dopo il canestro di Malaventura, e cercare un percorso di ripartenza. Sono stati scelti ronzini anziché puledri, questa è la verità. Ma se c’è un momento per ripartire, questo è. Senti, non è che si deve tornare al Palasport e fare lingua in bocca, capito? Si va, si tifa, e poi si torna a casa. A fare gli schizzinosi, fate la figura dei talebani della BBB così come voi accusavate quegli altri di interessarsi solo alla realtà Eagles.
Cala-Mai - Ma non è questo il problema, o meglio, non è solo questo. Ci fosse stato un cambio societario, un mister X che sparigliava e diceva “ok, 0-0 e palla al centro”, uno poteva anche andare ad ascoltarlo e vedere che fare. Qui però ci sono le stesse persone che c’erano prima. Le stesse che “ci rivediamo al raduno”, le stesse che avevano iniziato un percorso e ora fanno finta di niente. E che, con questa scelta, hanno messo in imbarazzo non solo quelli che lo seguivano, ma anche quegli interlocutori dei piani di sopra. Ti fideresti? Io no.
Cala-Dai - E poi dai, cosa c’è, hai paura al Palazzo di essere sopraffatto da chi ha più voce e più sudore?
Cala-Mai - No, vorrei solo parità. Vogliono dire che da oggi siamo tutti tifosi Fortitudo, senza pensare alle divisioni precedenti? Bene, che lo si dimostri. Non voglio figure societarie che possano essere legate a questa o quella fazione, non voglio sentirmi inglobato. E, prima di tutto, vorrei avere dei punti di riferimento affidabili.
Cala-Dai - Intanto partiamo. Poi si fa sempre in tempo a tornare indietro. Ma se oggi te ne stai a casa, di fatto passerai come quello che ha segato l’unica possibilità di ripartenza unitaria che abbiamo avuto in questi tre anni. Servirà del buon senso da parte di tutti, e posso anche pensare che dimenticare ‘sta guerra civile, in un amen, non sarà facile. E non so se tutti saranno poi pronti a, come si suol dire, tendere la mano all’altro. Ma non ci si fascia la testa, prima.
Cala-Mai - Non vorrei dovermela fasciare dopo, ecco. Comunque sia, una cosa è certa. Io, di patate, non ne mangerò più.
Un napoletano che si era messo a vendere patate e un bolognese che non ne voleva più sapere. Waimer non capiva tutti ‘sti problemi, per lui che la patata era solo quella che sperava a breve di vedere pullulare sulla sua spiaggia. Sperando poi che le mode musicali gli evitassero repliche del Pulcino Pio: era stato fortunato a schivare il rap coreano, arrivato in autunno, ma si doveva stare all’erta. Dove erano finiti i Gianni Drudi, si chiedeva con un po’ di malinconia.