Caja, "Non accetto rilassamenti, non abbiamo margine di errore"
Attilio Caja è stato ospite di Vitamina Effe su Nettuno Bologna Uno.
Domenica c'è stata la vittoria, ma senza una grande prestazione: hai parlato con la squadra? “Non bisogna guardare all'oggi ma al domani, alla fine di un percorso dove vogliamo puntare ad arrivare. Per questo non ci si deve accontentare nè guardare gli avversari: essere contenti per la vittoria, ma anche analizzare contro chi hai vinto e come lo hai fatto. Se vuoi andare in A1 il tuo competitor non è Piacenza ma chi è in vetta, e le squadre che affronti in trasferta. Se ti accontenti, non hai capito il senso dello sport: la mentalità non è come un interruttore che decidi quando accendere, si costruisce giorno per giorno. E' come acqua nel freezer: se la lasci lì rimane congelata, ma se la togli si scioglie. Io non voglio gente che si accontenta, ma che pensa al massimo traguardo. Partite come domenica, o certe situazioni superficiali, non vanno bene”
Due mesi fa alla presentazione si parlò di squadra al 50%. Oggi? “Siamo cresciuti fisicamente e tecnicamente, i ragazzi hanno messo buona volontà e questo ci ha permesso di ottenere risultati che forse per altri sono scontati. Abbiamo vinto le ultime 4 con il giocatore a livello di salario più importante fuori: in A1 di stranieri ce ne sono sei, anche se non sono tutti uguali, e se te ne manca uno te ne restano cinque. In A2 se uno è assente ti manca un pezzo di squadra. Oggi tecnicamente e fisicamente siamo ok, manca ancora lo step mentale per arrivare a giugno a giocarci, e magari vincere, il campionato. Quando i ragazzi dimostreranno di avere questa mentalità senza distrazioni e scuse, allora saremo ok. Lo scorso anno prima dei playoff avevo visto la giusta mentalità ed ero convinto che saremmo arrivati fino in fondo: è mancato qualcosa, qualche fischiata, qualche cosa, ma ci siamo andati vicino”
Quanto sono importanti gli allenamenti? Da lì si vede come sarà la partita? “Io sono uno che spinge al massimo ogni giorno, l'acceleratore non è mai a metà per risparmiare, mentre altri lo fanno. C'è chi pensa che ad allenarsi tanto si arrivi alla partita scarichi, ma è una mentalità vecchia: non stiamo parlando di 8 ore di lavoro quotidiane, ma di 1-2 ore giornaliere. Lo step è evitare distrazioni: questo pubblico, questo popolo, si merita ogni giorno il massimo impegno fisico e mentale. Qualche giocatore ci mette quello fisico ma non sempre quello mentale. Abbiamo dietro una società che ci aiuta, che ci dà tanto, e noi dobbiamo restituire in tutti i modi: crescere mentalmente, dare importanza ad ogni tiro che facciamo in allenamento. In una squadra non c'è democrazia, non c'è confronto, c'è un allenatore che parla, che porta esempi, e in questo senso abbiamo visto il miglioramento a rimbalzo come dimostrazione che se ti prepari bene il resto è automatico. Nel basket la ripetitività te la ritrovi alla domenica: se fai una sessione di tiro senza impegno, poi in partita sbagli. Metterci la testa è impegnativo, ma per due ore al giorno non muore nessuno"
Situazione infermeria? “I problemi riguardano Gabriel e Menalo. Gabriel ha avuto un intervento chirurgico al menisco con interessamento cartilagine, per cui ci è stato detto che lo avremo in campo tra 8-10 settimane: due sono passate, ne mancano otto. Ora è ancora con le stampelle, arriveremo alla fine di marzo. Menalo ha un problema per cui si stanno facendo accertamenti, vedremo quando sarà disponibile. Gli altri sono tutti abili e arruolati, possono allenarsi concentrati: siamo in una bella città, che vive di basket, i tifosi e la società ci aiutano, i pagamenti sono precisi, siamo nelle migliori condizioni per fare il nostro lavoro. Abbiamo questi diritti, il dovere è fare il 100%. Con le commiserazioni rischiamo di perdere con Piacenza, di partire da dietro nei playoff: non mi interessa difendere il mio lavoro, ma questa squadra non ha più margine di errore, se hai perso 7 partite su 11 ti sei già giocato il bonus di tutto l'anno. Ve lo dice uno che, in quel periodo, non ha alcuna responsabilità: non sono stati errori miei, ma ho sposato questa causa e ora non si può più sbagliare, una vittoria in più ti fa arrivare quarto-quinto anzichè decimo, e sappiamo quanto conti il fattore campo. Lo scorso anno, anche con quegli arbitri, la finale al Paladozza non la perdevamo.”
Cosa potrà dare Thomas? “Si fa male Sabatini e arriva Vencato, si fa male Gabriel ed è arrivato Thomas: non è tutto scontato, la società ha fatto la sua parte, e dobbiamo farlo anche noi senza scuse. Vincere o perdere non sono la stessa cosa, è la differenza tra mangiare e stare a guardere. Thomas ci può dare grande energia difensiva, gioco interno, rimbalzo, e quella fisicità che per me è importante. Non è un tiratore alla Gabriel, ha il 30% da 3 in carriera, ma potremo appoggiare di più la palla in area. Conosce il campionato italiano, sa come sia difficile giocare in posti come Cividale e Brindisi, ha già giocato con Vencato e Cusin, potrà aiutarci. Domenica era impresentabile per colpa mia, non avrei dovuto impiegarlo ma speravo che la squadra facesse meglio: se le cose vanno bene è più facile inserirsi, ma dopo i primi due minuti ho capito che non era il caso. Già a Verona qualcosa di più ce lo potrà dare”
Rispetto all'anno scorso cosa è cambiato nell'affrontare le trasferte? “Quest'anno siamo a due mesi di preparazione, è come essere a metà ottobre nella passata stagione, quando ancora non eravamo così brillanti. Qualche giocatore è rimasto, ma siamo ancora indietro e bisogna dare tempo, benchè fino ad un certo punto. Ora abbiamo giocatori tecnicamente più preparati e con un vissuto maggiore di quelli che uscivano dalla panchina l'anno scorso, ma che ci mettevano l'entusiasmo. Servirebbe una via di mezzo tra più vissuto e più entusiasmo”
Con il ritorno di Gabriel ci sarebbero tre stranieri, cosa capiterà? “Prevedessi il futuro mi sarei arricchito con le previsioni. Quando Gabriel sarà pronto, vedendo cosa avrà dato Thomas e quale sarà stato il rendimento di Freeman, si tirerà una riga e si andrà avanti. Il terzo resterà perchè ci possono essere infortuni, ma quando si fa una valutazione, si segue una strada, si va avanti e basta. Chi rimane fuori sarà l'assicurazione contro problematiche fisiche”
Come si potrà rendere più interno il gioco di Menalo? “Ho avuto poco per lavorarci assieme e per conoscerlo, si è infortunato, è rientrato e si è fermato di nuovo. Non ho modo di fare su di lui valutazioni complete: ai ragazzi di oggi manca molta pallacanestro, arrivano dai settori giovanili alle prime squadre senza un bagaglio completo. In certi versi ricorda il Giordano dello scorso anno, che arrivava dallo stesso settore giovanile con lacune importanti: io mi aspetto molto dagli altri, Menalo potrà dare il suo contributo ma il primo a darlo dovrebbero essere altri”
Un pensiero su Ruben Douglas? “Che così giovane non ci sia più è una disgrazia incredibile. E incredibile come si sia fatto apprezzare in un anno: vero che c'è stato il tiro scudetto che è quello che conta di più, ma qui la gente ha dimostrato una grandissima partecipazione. Ero vicino a Freeman, stavo cercando di spiegargli quello che stava dicendo Andrea Tedeschi, di come sia possibile lasciare un segno e che, se lo fai qua, rimani nella storia. Deve essere uno stimolo per gli stranieri così come anche per noi: quando arrivo al Palazzo e vedo la gente con le sciarpe capisco che il popolo ci segue, e renderlo felice sarebbe la più grande soddisfazione possibile. Ma se anche siamo la Fortitudo nessuno ci regala niente, e dobbiamo spendere ogni minuto di questi prossimi mesi per rendere felice chi ci dà sempre il proprio sostegno”