Da Eurodevotion: Virtus, rialzati! Si può fare con un progetto serio, sostenibile e competente

Il momento che sta attraversando la Virtus è per certi versi da brividi.
Sembra di vivere oggi un'altra era geologica se si pensa alle magiche notti europee della scorsa stagione, almeno sino a fine febbraio, paragonate a quanto sta accadendo oggi. La squadra che a lungo è stata una delle migliori inseguitrici del Real dominante, spesso in lotta con il Barça ed in grado di competere su tutti i campi più prestigiosi del continente, oggi naviga desolatamente in fondo alla classifica di Eurolega con 7 misere vittorie a fronte di 23 sconfitte, due gare di vantaggio sull'Alba Berlino nella triste competizione per l'ultimo posto.
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Il futuro della Virtus: rispetto e riconoscenza per Zanetti ma serve una virata decisa
Cosa stanno facendo la proprietà e la dirigenza virtussina verso il futuro del club? Non si sa nulla ed è chiaro che in un contesto ricco di dubbi ed incertezze quale quello attuale possano fioccare tante ipotesi, delle quali alcune estremamente serie e cedibili, altre assai fantasiose, su ciò che sarà la Virtus di domani.
Urge, da parte nostra, chiarire un concetto importantissimo: Massimo Zanetti è assolutamente nella storia di questo club per quanto ha fatto e per come ha portato una società non certo nei suoi anni migliori a competere ai vertici della pallacanestro europea. Per chi avesse dubbi gioca ricordare che da quel 2016 affrontato partendo dalla Legadue le ultime due coppe continentali di rilievo vinte dalla pallacanestro italiana sono state appannaggio solo dei bianconeri targati Segafredo: la Champions League di Anversa nel maggio 2019 e l'Eurocup 2022, nello stesso mese. Il tutto senza dimenticare lo storico 4-0 inflitto ad una Milano che arrivò pochi giorni prima ad un tiro dalla final di Eurolega portando il 16mo titolo italiano ed altrettanto sena dimenticare la stagione precedente, interrotta dalla pandemia quando la squadra era qualificata ai Playoff di Eurocup e viaggiava a 18W e sole 2L in lega italiana.
Non riconoscere tutto questo alla proprietà Zanetti sarebbe assolutamente scorretto ed una mancanza di riconoscimento a quanto fatto da un Presidente che ha ridato gloria alla Virtus.
Tante cose sono però cambiate si sono evolute in questi anni ed il quadro globale bolognese ha visto il verificarsi di molti accadimenti che stanno forzatamente influenzando la situazione attuale. E lo stesso Zanetti non appare più come la situazione migliore per il futuro delle V nere.
Le difficoltà a livello aziendale di Segafredo hanno portato il patron alla riduzione di serie spese (investimenti?) nel mondo dello sport e questo ha ovviamente interessato soprattutto la Virtus, tanto che questa è indicativamente l'ultima stagione in cui lo storico marchio apparirà come main sponsor sulle maglie bolognesi. Una buona dose di milioni da sostituire, mica bruscolini.
Chi si prende in carico la prossima gestione virtussina?
Oggi Massimo Zanetti, sempre azionista di maggioranza, ha un socio come Carlo Gherardi e francamente l'equilibrio ed il rapporto tra le due componenti societarie, lato quote a parte, non appare così chiaro. Chi vuole fare cosa? Questa è la grande domanda che inquieta i sonni degli appassionati bianconeri.
Tra aumenti di capitale che sono utili a certi fini ma non certo pietre strutturali verso un futuro così incerto ed una ridda di voci che ormai quotidianamente avvolgono il mondo bianconero è opportuno che chi di dovere realizzi che si è arrivati al dunque.
Ci sono in ballo moltissime situazioni da risolvere: la proprietà, come detto, la sponsorizzazione principale e tutte quelle secondarie ma altrettanto importanti, l'indebitamento attuale, la guida tecnica per la prossima stagione, un mercato che oggi vive di improvvise separazioni più che di programmi in entrata, e l'ormai annosa faccenda della nuova arena, ferma da tempo alle parole in una sorta di “classico burocratico” all'italiana.
Ma tutto ciò, se non si capisce “chi farà cosa” e grazie a quale ruolo, resta sospeso.
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Un progetto, serio, sostenible e competente? Si può e si deve, senza commettere la madre di tutti gli errori, ovvero inseguire Milano
L'universo virtussino è popolato da tante persone che lavorano ad ottimi livelli, sia chiaro che non è per nulla tutto da buttare, ma oggi serve la svolta ai piani alti.
Una proprietà solida non deve necessariamente corrispondere a budget multimilionari. Il mondo dello sport è ricco di esempi in cui una gestione illuminata fa rima con competenza e sostenibilità. Anche in Eurolega? Sì! E lo hanno dimostrato avventure come quelle del Baskonia e dello Zalgiris, solo per citare alcuni tra i casi più chiari, o magari del Bayern che per due stagioni di fila porta a gara 5 corazzate finanziariamente inavvicinabili come Milano o Barcellona.
Che sia Eurolega, Eurocup o qualunque altra eventuale coppa dovesse essere partorita dai dirigenti europei nel marasma attuale, ciò che è fondamentale è che vi sia una proprietà con degli obiettivi, che sappia affidarsi ad un direttore generale di lunga esperienza e forte personalità nel mondo del basket il quale saprà senza dubbio scegliere il condottiero in panchina oltre che un GM alla guida di un team di scouting di alto livello.
E proprio il discorso dello scouting ci porta a quelle che secondo l'opinione di chi scrive deve essere il punto focale della Virtus che si rialza, ovvero non inseguire Milano ma essere alternativa differente a Milano.
Il club meneghino è un'altra cosa, è stato altra cosa in questi anni e lo sarà, molto probabilmente in quelli a venire. Bologna deve darsi un'organizzazione diversa che provi a competere attraverso concetti differenti. Non serve farsi la guerra a suon di milionate per firmare questo o quel campione affermato, serve farla, e non solo a Milano, con la competenza che può essere solo figlia di gerarchie societarie chiare e senza zone d'ombra. Ed allora invece che ricoprire d'oro quel campione di oggi, lo striscione del traguardo si può tagliare per primi anche con chi ieri campione non era ma lo diventa dopo un percorso di crescita in un ambiente che gli permette di farlo.
Non abbiamo il minimo dubbio sul fatto che un ambiente come quello felsineo bianconero gradirebbe assolutamente un progetto simile, lo supporterebbe senza esitazione e confermerebbe quell'attaccamento ai colori che ha pochi eguali in questo continente.
Qualcuno di dubbi ne ha? Ci viene da rispondere con una semplice considerazione: in quale altra città si è registrata una serie di “sold out” come lo scorso anno in presenza di biglietti tra i più cari in Europa? La risposta ve la diamo noi: nessuna. Ed aggiungiamo che ci sono “sold out” e “sold out”, tutti da valutare bene, perchè vanno considerati il numero di abitanti, la percentuale di riempimento ed il suddetto costo dei biglietti.
Ed allora lo ripetiamo con grande senso di urgenza per tutta la pallacanestro italiana e continentale allo stesso tempo: Bologna è un patrimonio che non si può e non si deve sperperare. Le possibilità ci sono, basterebbe ragionare in maniera diversa partendo da un base di passione unica che non merita di vivere momenti e vicende come quelle attuali.