Sentiremo le urla di Boniciolli in sottofondo – dato che sull'argomento non vuole ritornare, a ragione – ma intanto, è giusto partire con una curiosità, diciamo di pura statistica. Nei playoff, la Fortitudo da trasferta era 4-1 quando ancora si poteva portare pubblico fuori dal Paladozza, e 0-3 da quando invece sono scattate proibizioni e apartheid regionale. Cifra che può essere spiegata con la asticella più alta, ma intanto c'è, punto. Comunque sia, la Effe che torna da Montichiari si scopre, Renato Zero docet, con le spalle al muro: 0-2, e l'obbligo da ora in avanti di vincere sempre. Chiaro, con due in casa che potrebbero subito riequilibrare l'andamento della serie, ma sapendo che non basterà. E, tanto per far capire, Brescia nelle sue casalinghe di playoff non ha mai fatto uscire il 2 in schedina. Come Bologna, che però anche al netto delle restrizioni fuori casa ha racimolato qualcosa di più. Pura statistica, appunto. Il campo dice altre cose.

Il campo dice che contro la fisicità di Brescia la Fortitudo è sembrata tornare quella che si presumeva sarebbe dovuta essere prima dell'esplosione primaverile, con limiti tecnici, stanchezze anagrafiche e problemi offensivi semicoperti dal momento magico di Amoroso nel secondo quarto e dall'esplosione di Campogrande dopo. Le cifre parlano chiaro: il trio Campogrande-Amoroso-Montano ha prodotto 14/25 al tiro, gli altri otto un mefistofelico 5/39. Che ha reso vana la panchina più lunga (11 in campo, con il minutaggio dell'ultimo, Lamma, cassato dal cozzo fortuito con Italiano), vano il 39-12 nei punti segnati dai non starters, e che è stato infine condito dall'aver lentamente collassato a rimbalzo, 30-39, dopo aver iniziato prendendo praticamente di tutto. Andamento figlio della regia barcollante, chissà, così come della non garanzia degli approdi in area (Daniel a tratti è parso più coreografico che concreto) e comunque sia della scarsa lucidità collettiva. Poi Amoroso potrà brontolare degli arbitri, forse a torto: il metro è stato quello – e al Paladozza non è diverso, ad essere onesti – e in campo non si sono viste boiate pazzesche in salsa bresciana. Tradotto: il trio di fischietti non era Mainini-Reatto-Cicoria, con Zancanella a fare da osservatore, per essere chiari.

E adesso? Adesso nulla è perduto, come sa benissimo la stessa Brescia che con Scafati si ritrovò nella stessa identica condizione. Non dimenticando che basterà vincere domenica in casa propria per rientrare nella serie (certo, non è che sia scontato, ecco) e togliere certezze ad una Leonessa che fin qui è sembrata più solida e spigliata. Ma abbiamo sentito solo la mezza messa: per due squadre a forte connotazione casalinga, prima di dar la Fortitudo morta è il caso di aspettare un attimo, ecco.
 

Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore - Campogrande è la fotografia attuale di Bologna: capace di tirare fuori carte anche fuori dal mazzo canonico, ma anche costretta ad andare appunto fuori dal suddetto mazzo per cercare soluzioni. Il clima di Montichiari, alla faccia delle restrizioni eccetera. E l'abbraccio che la Fortitudo avrà in questi giorni.

Ne abbiamo avute di occasioni perdendole - Con Flowers fuori, Italiano a mezzo servizio (e alla lunga dannoso) e Candi influenzato, è già tanto essere arrivati a questo punto. Ma a mancare sono stati anche altri, Carraretto in primis.



foto Giuseppe Greco

BONICIOLLI, "NON POSSO CHE ESSERE SODDISFATTO, ABBIAMO GIA' LA FORTITUDO DEL PROSSIMO ANNO. E BASTA PARLARE DI BIGLIETTI"
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE