CAVALIERO: IN FORTITUDO HO DATO TUTTO QUELLO CHE AVEVO. A TRIESTE GRUPPO STRAORDINARIO E SQUADRA COMPETITIVA
Uno degli ex della serie tra Trieste e Fortitudo è Daniele Cavaliero, che ha giocato in biancoblu nel 2006/07. Andrea Bonomo su Stadio l'ha intervistato.
Ecco una sintesi delle sue parole:
Sul ritorno a Trieste Rappresenta il primo amore della mia vita. Sono tornato a casa ed è un'emozione che faccio fatica a descrivere. Questa squadra e questa città mi hanno fatto crescere. Così come lo hanno fatto le persone che, allora, erano all'interno della società. Qualcuno di loro è ancora qui, come il preparatore atletico, il fisioterapista ed il team manager.
Faccio una distinzione. Parlo prima di gruppo e, poi, di squadra. Il gruppo è straordinario. È formato da persone positive, che si vogliono bene, e fanno tutto il possibile per darsi una mano. Mi hanno accolto alla grande. La squadra, invece, è molto competitiva ed aggressiva.
Green? E' un elemento fondamentale per noi. Tutti gli chiedono come sta, con la speranza che possa esserci. Nel caso in cui non dovesse farcela, cercheremo di non snaturarci. Abbiamo giocatori che possono portare la sua stessa aggressività. Ma Green ha un'esuberanza atletica che difficilmente ho visto in carriera. Unisce talento ed aggressività.
Sulla serie contro la Fortitudo. Ci sono tante piccole storie dieno questa serie. Ritrovo Mancinelli, che è stato mio compagno di squadra, in Fortitudo ed in Nazionale. Ho avuto la fortuna di conoscerlo anche fuori dal campo e sono molto legato a lui. E un super giocatore. C'è Boniciolli che mi ha allenato ad Avellino. Con lui ho un rapporto molto sincero e profondo. Ci sono alcuni momenti, di quell'annata insieme, che porterò sempre con me. E c'è anche Ruzzier, un altro triestino. Lo stimo molto. E, poi, c'è anche la Fortitudo. C'è la Fossa e c'è il PalaDozza. Bologna, dopo Trieste, è stata una delle città che ho sentito più mie. Questo, proprio per la passione che c'è per la squadra.
Sull'annata in Fortitudo Ho dato tutto quello che avevo. E di questo sono orgoglioso. Ma forse non era abbastanza. Probabilmente, non ero pronto per quei livelli. Quell'anno ci sono stati tanti cambiamenti e, alla fine, non è stata una stagione facile. Questo non mi ha aiutato. Ma mi rendo conto adesso che forse, a quel tempo, mi serviva un mentore. Una guida che non ho avuto. E non abbiamo avuto. Ma in quell'annata ho avuto la possibilità di conoscere cos'è l'amore per la Fortitudo. E a Bologna ho incontrato persone straordinarie. Come Mancinelli, Belinelli e Fultz. In tutto c'è un pro e un contro. Ci sono tanti aspetti che mi rendono felice di aver fatto parte di quella squadra.