FORTITUDO, LA SERA DEL FIGLIO DEL "LUNGO" COME SPEAKER
Lunedì sera, per indisponibilità di Walter Bussolari, è stato Nicolò Malagoli a fare lo speaker al PalaDozza. Il figlio del "Lungo", storico speaker biancoblu, è stato intervistato da Simone Monari su Repubblica.
Ecco un estratto delle sue parole.
Bussolari, lo speaker titolare, aveva un problema e non sapevano chi chiamare. Me l'hanno chiesto, ho accettato ben volentieri. Ma all'inizio ero davvero teso. Avevo detto che, se avessimo perso, non avrei più preso in mano quel microfono.
Il Lungo è scomparso quando Nicolò aveva appena 10 anni. La domenica mattina mi svegliavo prestissimo per essere spiccio coi compiti, perchè dopo pranzo si correva allo stadio, e poi a palazzo. Che sensazioni. Il Bologna e la Fortitudo, sempre così. Ricordo le litigate con mamma, virtussina. E gli anni bellissimi della Teamsystem, al PalaMalaguti, che se non sbaglio si chiamava ancora Polosport. Una volta che non mi aveva portato con lui, arrivò a casa con un elmo vichingo biancoblu, mi disse orgoglioso che l'aveva tenuto in testa per tutta la partita. Ricordo le passeggiate sotto al Pavaglione, io lui e mamma, e la gente che ogni due metri lo fermava: bella Lungo! Era un continuo. Due ore per fare pochi metri.
La partita di domenica è andata bene. Avevo l'ansia da prestazione, mi sentivo un po' - anche se so da esagerare - come il figlio di Jordan a cui chiedono di fare canestro. Con gli amici della Fossa m'ero messo d'accordo che dopo il saluto, quello tipico del Lungo, avrei presentato i giocatori allo stesso modo. Io a scandire il numero e il nome, e i tifosi il cognome, tutti in coros. Quando c'è stata quella tripla di tabella sulla sirena volevo urlare "McCamey" direttamente da Piazza Maggiore, ma mi sono trattenuto, avevo appena pasticciato con due cambi e non volevo esagerare.
Per essere la prima volta è andata benino, dai. Poi vedere la Effe in testa è stato bellissimo.