D’altronde, se si parla tanto del Paladozza come gioiello eccetera, una ragione ci deve essere. E allora per spiegarla basti andare a vedere l’ultimo quarto della gara di oggi con Chieti, quando è l’urlo del popolo a dare coraggio ai locali e tremori agli esterni in una partita che, dopo essere stata divertente e relativamente soft prima, si era andata ad impantanare. Molto bene i Rajola’s, ma Angori – al suo esordio da capo allenatore – ha dalla sua una squadra che oggi ha sofferto un po’ dietro, ma che ha una atmosfera che fa, banale ma vero, il sesto uomo che serve alla bisogna. Finale con battibecchi tra le due tifoserie, per la cronaca.

Si parte con collettivi attacchi scriteriati che però vanno spesso a segno, più però per Chieti che non per la Fortitudo, che anche grazie al fatto di avere una opizione anche in area (Vrankic) ignota a Bologna si prende un barlume di vantaggio. Meglio quando sotto ci finisce un Barbante mascherato ma presente, e quando gli abruzzesi iniziano a prendere ferri più che retine. Da -5 a +4 con un 9-0, 25-21 al 10’.

Striscione della Fossa per ricordare il da poco deceduto babbo di Teo Alibegovic (e pure il nonno di Denis, per forza di cose), ci sono sprazzi di qua e sprazzi di là, ma con la Fortitudo che ha più gente a cui chiedere punti e, di riflesso, più opzioni. Cucci e Aradori sono ispirati – con qualche aiuto dal ferro – dall’arco e fanno +9, ma pur con discreta ispirazione su entrambe le metà campo si viaggia così in fretta che basta un attimo e Chieti rifiata. E alla fine è 48-42 all’intervallo.

La velocità di crociera non è altissima, ma sembrerebbe l’ideale per dondolare la partita per un po’ di minuti e accompagnarla verso la fine senza patemi, solo che Chieti gira bene la palla, Vrankic è tarantolato e in men che non si dica le acque diventano mosse. Momento gelido, +3 esterno, 66-67 al 30’.

Barbante diventa il centro di gravità (non) permanente per restare alla pari, ma di là sono tutti in sverzura, e si tocca il -5. E’ da capire se avrà più voglia di rientrare Bologna o mancanza di braccino Chieti, e intanto un ispirato Aradori, così per far capire, impatta a quota 77 e 4’30” dalla fine. E’ il segnale che c’è più Effe che altro, in campo, con lo stesso Barbante a fare +4 e stoppona, e partenza dello sprint con mezza ruota di vantaggio. Chieti non demorde, Fantinelli tripla +5 e urlo liberatorio, anche questa è andata.

(foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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