Se - e sottilineiamo se - si dovesse provare a ripartire in qualche modo ad aprile, la Fortitudo (ma non solo lei, praticamente tutte le squadre che non fanno le coppe) si troverà a dover rimettere i piedi in campo dopo due mesi, settimana più settimana meno, dall'ultima partita giocata. E' solo un dato statistico, messo all'interno di un contesto globale dove, onestamente, il tono atletico di Aradori e Leunen non sembra essere la prima delle urgenze. E, a questo punto, diventa difficile capire cosa sia rimasto, di agonisticamente credibile, in questo campionato.

Le squadre aspettano, hanno scoperto di potersi allenare perchè i professionisti possono farlo, mentre alcuni americani borbottano, altri in alcune squadre hanno deciso di andarsene, ed è impossibile intuire cosa resterà, di credibile, da qui ad un mese. Con un campionato che è già stato falsato da giornate giocate a metà, con chi era schedulato (cit.) di sabato che non ha potuto esimersi e chi invece, di domenica, non ha messo canotte eccetera.

E' normale, oggi, che le priorità siano altre. Ma intanto è giusto che attorno al nostro piccolo mondo (che è quello di cui trattiamo) qualcuno inizi a pensare a soluzioni alternative, fino alla cancellazione del campionato, chissà, e valutazioni su come organizzare promozioni e retrocessioni, qualificazioni, forse anche lo scudetto. Perchè aspettarsi credibilità alla ripresa, se ripresa ci sarà, pare esagerato. Non dimenticando che questa non è una sosta preventivata, non è un qualcosa che potrà essere visto come un ritiro estivo o qualcosa del genere, ma un vero e proprio stop.

Comunque, la Fortitudo (dove Dyson rischia di non vedere mai il campo) domani valuterà come comportarsi durante questo periodo. Con problematiche attorno, come detto, ben più gravi.

(FOTO DI VALENTINO ORSINI/ FORTITUDO PALLACANESTRO)

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