L'ex presidente della Virtus Alfredo Cazzola è stato intervistato da Luca Aquino sul Corriere di Bologna.

Ecco un estratto delle sue parole:

Certo, sarò presente al derby. Mi ha invitato Bucci e ho accettato subito. Questa partita è una cosa a parte, solo noi bolognesi sappiamo quanto vale. Ricordo una cosa. Quando entrai nel basket non sapevo nulla di questo gioco. Mi era stata prospettata la possibilità di ridare gloria a un club prestigioso che non vinceva da qualche anno e siccome ho sempre amato entrare in mondi che non conosco decisi di acquisire la società. Nessuno però mi aveva parlato del derby, perché la Fortitudo a quei tempi era in A2 e salì in A1 con l'arrivo di Giorgio Seràgnoli l'anno che noi conquistammo il mio primo scudetto. Imparai cos'era un derby nella stagione 1993-94
Come fu l'impatto? Il primo in casa nostra fu un derby di Coppa Italia e, come quest'anno, ci fu grande attesa perché non si giocava da un po'. Mi avevano parlato delle maglie di Pellacani sul "Grande Freddo", fu una partita ricca di nervosismo. Noi avevamo il palazzo praticamente esaurito in abbonamento, alla Fortitudo riservammo poco più di 100 biglietti ma entrarono molti più tifosi che crearono un po' di problemi e anche qualche tensione fra le due società. Però quella partita la vincemmo di 41, il più alto scarto nella storia del derby: ogni volta che penso a Pellacani e al suo "Grande Freddo", mi viene invece in mente il nostro grande caldo.
Poi? Il clima di competizione salì a livelli inimmaginabili. Scherzando, qualche tempo dopo, dissi che se avessi saputo del derby forse non sarei entrato nel basket. Quelle erano due formazioni che oggi potrebbero giocare in Nba senza sfigurare. Avevamo portato la città ai vertici della pallacanestro europea, se non ci fosse stata questa competizione interna non ci saremmo mai arrivati.
Oggi si potrebbe fare lo stesso? Il terreno per trovare imprenditori solidi a Bologna non manca. Ne varrebbe la pena anche solo per il prestigio che quelle due società hanno dato a chi le ha condotte. Sono orgoglioso di essere stato uno dei due.
I rapporti con Seragnoli? Io cercavo spesso di buttarla sulla goliardia, lui era più severo. Una volta disse che da piccolo aveva molto sofferto nel vedere la Virtus vincere sempre, ma a me fece sorridere pensando alla sofferenza di chi cresce nella famiglia più ricca di Bologna. Allora, nottetempo, pensai a una pagina pubblicitaria che comprai su tutti i quotidiani cittadini scrivendo che noi virtussini avevamo avuto un'infanzia felice. Mi ha sempre fatto ridere sentire qualche fortitudino dirmi che per carattere sarei dovuto essere il loro presidente. Tempo fa ci siamo incrociati, lui su un'auto blu e io a piedi su un passaggio pedonale. Si ferma e abbassa il finestrino: "Alfredo!". "Giorgio!". "Quanto ci si divertiva ai nostri tempi". Ci siamo salutati caramente.
I derby del '98? Eravamo due squadre talmente forti che entrambe avrebbero potuto vincere, ma nel basket il pareggio non esiste e abbiamo primeggiato noi. Furono cinque partite che scardinarono ogni previsione, il fattore campo saltò sempre, anche in quella gara 5 l'avevano quasi vinta loro e noi l'abbiamo ripresa per i capelli. Uno dei più straordinari capitoli dello sport italiano, sarebbe una storia da film.
L'uomo derby per la Virtus? Danilovic è stato il simbolo di quella squadra. In casa ho una sua foto nella quale guarda verso l'alto stringendo lo scudetto sulla maglia con una mano come a dire: "Noi siamo i campioni". Lui è stato l'emblema in campo della volontà di vincere di quel gruppo. L'avversario? Myers. L'avevo preso da Rimini perché avevamo la certezza che sarebbe stato il giocatore ideale per il dopo Danilovic. Sarebbe dovuto andare un anno in prestito a Livorno e lui non accettò, diventando il nostro più grande avversario con Pesaro e con la Fortitudo. Però voglio sottolineare che alla sua festa di addio a San Patrignano mi invitò e io andai molto volentieri.
Si parla spesso di un mio ritorno? In passato c'è stata una persona stimabilissima che me lo ha chiesto. Anche volendo, sarei in grado di gestire una società solo alle condizioni di allora, quando ero l'unico a prendersi le responsabilità, con oneri e onori, facendo anche da scudo. Oggi non ce la farei più, non ho più l'età.

SASHA DANILOVIC: IO IL PIU' GRANDE DELLA STORIA DEL DERBY? NO, MA UNO DEI PIU' GRANDI SI'
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE