Per come si era messa la partita nell’ultimo quarto, alla fine per la Virtus aver chiuso a -8 la partita di andata dei quarti a Nanterre non è poi così male. Essere arrivati a -11 e aver rischiato un passivo superiore, però, è stato un peccato capitale, perché per 32’ si era giocata una partita equilibrata e a ritmo basso che ai bianconeri andava benissimo, oltretutto riuscendo a limitare i francesi nel loro punto di forza, il tiro da tre (appena 28%, contro il 42% stagionale).
Dopo le storie tese tra Treadwell e Punter e il tecnico a Chalmers - fin lì i due migliori - però i francesi si sono esaltati, pubblico compreso, e hanno dato una spallata, grazie soprattutto all’ottimo play Senglin e a Gamble. E la Virtus ha barcollato, anche perché è ricaduta in due vecchi problemi, che le fanno compagnia da inizio stagione: i rimbalzi offensivi, ben 14 concessi, e i tiri liberi, ben 9 sbagliati.
Sono errori che non ti puoi permettere contro una squadra decisamente ben allenata e parecchio “rognosa”, che difende duro, mette le mani addosso e ha giocatori decisamente atletici.
L’altro problema è che di tre centri - di fatto - non se n’è fatto uno: il meno peggio è stato Qvale, ma in tre hanno combinato per 8 punti e 8 rimbalzi, e nessuno è stato in campo più di 11 minuti. E anche in difesa, grossi problemi contro Treadwell e Gamble. Nettamente meglio di tutti Baldi Rossi (7+9) che ha giocato sia da quattro sia da cinque. Ma sotto si è sofferto, non c’è dubbio.
Queste sono le cose su cui lavorare in vista del ritorno, per il quale Sasha Djordjevic ha chiesto il palazzo pieno e il supporto del pubblico. L’accesso alle Final Four è ancora possibile, ma bisognerà fare decisamente meglio di così. Anche solo come “desiderio”, parola evocata dal coach in conferenza stampa, quello che ti può condurre dove talento e fisico non arrivano.

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