Alla fine il basket è una cosa tutto sommato semplice semplice: se prendi qualche rimbalzo e non becchi sempre canestro, è difficile andare a perdere. 42 a 23 sotto le plance, quasi ribaltando quanto successo in Adriatico qualche giorno prima, e di riflesso anche tutto il resto che è funzionato, diciamo, abbastanza bene. Poi ovvio che bisogna trovare un modo per farle, quelle cifre, ma ci siamo capiti. Allora la Fortitudo resta a galla, si porta a casa il risultato che doveva portarsi a casa, e vede in quello che succede altrove che si dovrà fare la corsa su Napoli, a meno di tracolli altrui. Allora bene festeggiare quanto successo sabato, sapendo che è solo un primo passo, e niente altro, davvero: non per sminuire, ma perchè oggi come oggi le cose vanno così.

Con la brutta notizia del crac di Feldeine (adesivi o non adesivi, ma sarà da capire chi sarà quello che potrà fare la voce grossa e dire ci siamo stufati: in Italia funziona così) e con un uomo in meno nelle rotazioni che chissà potrà fare il classico "less is more" che ci siamo fatti andare bene nelle scorse settimane. Di certo, l'impressione è che i tre USA assieme non fossero tecnicamente assimilabili, anche se sarebbe stato meglio poter, e non dover, scegliere. E' andata così, come tutto il resto della stagione.

Ah, una cosa. Su questi schermi Pietro Aradori non è mai stato trattato con tappeti rossi come altrove, però una cosa va detta. Se proprio 30' a partita deve giocare, lo si metta nelle condizioni di essere utile: se gli altri esterni devono fare degli infiniti uno contro uno e non guardarlo mai, allora le sue partite sono delle passeggiate da una parte all'altro del campo senza alcun senso. Infatti sabato (ok, quasi garbage, ma vabbè), in un finale di squadra più gerarchizzato, ha potuto fare quello che sa fare.

Più su - Procida deve giocare, punto e basta. Anche solo per dare verticalità ad una difesa altrimenti fatta di gente statica. Il greco sta crescendo sempre di più, e il mea culpa su chi qui lo aveva sbertucciato ci sta, anche se a inizio esperienza ci stava sbertucciarlo. Benzing quando fa canestro è una macchina. E Fantinelli, Fantinelli.

Spalle al muro - Tra l'indisciplina di Frazier e le titubanze di Durham servirà trovare un punto di raccordo: chissà se il primo, che senza Feldeine andava meglio, ora saprà ritrovarsi. E chissà se il secondo, meglio quando non gli vengono date responsabilità se non passarla al primo libero, non possa essere più sereno. Altrimenti, sono palloni sui piedi o in parterre.

(foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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