La furbizia iniziale di Aradori, la concretezza di Groselle e la beata gioventù di Procida: funziona tutto nel primo vero squillo al campionato lanciato dalla Fortitudo, quasi perfetta nel demolire Trieste in una partita dove le spalle erano talmente appiccicate al muro da lasciarci il segno. Però è andata bene, con anche Borra tra i protagonisti non convenzionali di un lunedì (ma in generale) come non se ne vedevano da un bel po’, a queste latitudini.

6+6, presenza di tifosi ospiti che carica l’ambiente, e partenza con attacchi che sovrastano difese a tratti inesistenti. Ne approfitta Aradori, contro cui Banks si attiene fin troppo alle regole del distanziamento sociale, mentre per una volta parlare di positività nei confronti di Groselle ha una accezione sportivamente gradevole. Funziona tutto molto bene, Borra torna a giocare al Paladozza dopo duecento anni, in maglia F, con due buone azioni difensive ed è 30-21 al 10’.

Ricordati come tutti gli anni i morti del Salvemini con lo striscione della Fossa, si rientra con canestro larghissimo e buon muretto difensivo, a metà campo, di Gudmundsson e Procida. Si fa 36-21, Ciani non riesce a dare la scossa ai suoi, e il Paladozza non sa chi applaudire, dato che ogni azione offensiva è da ailaits. Troppa grazia Sant’Antonio: 53-30 in esaltazione collettiva, non intaccata da qualche libero sbagliato di troppo. E 20’ sempre con ventello, 53-32.

Tornata in campo più spompa negli esterni, la Fortitudo si gode le palombelle da centro area di Groselle e poco altro, lasciando che Trieste galleggi senza affondare ma nemmeno, per fortuna, arrivare a riva. Borra prende il posto di Groselle nel dominare in area in un quarto dove gli unici punti di un esterno sono quelli di un altrimenti impreciso Feldeine, ed è 67-49 al 30’.

Cassato qualsiasi sogno giuliano di rientrare in partita, l’ultimo quarto è un anche troppo nervoso garbage time dove arriva pure il trentello su tripla di Gudmundsson (!) e dove nulla avviene che possa in qualche modo impensierire un lunedì sera talmente bello da non crederci, per come ci si era abituati da queste parti.


Foto di Valentino Orsini/ Fortitudo Pallacanestro Bologna

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