Ci sono le scaramanzie, le statistiche, tutte quelle cose che sono pressochè inevitabili non potendo vendere pelli di orsi che ancora non sono stati definitivamente messi al tappeto. Però questa Fortitudo si sente dire da inizio stagione quanto sia importante vincere anche quella dopo, quanto sia importante questa sfida, quest’altra sfida, questo scontro diretto, eccetera eccetera. Poi si va a leggere quello che è il bilancio attuale, che dice 17 vinte e 1 persa. 2-0 contro Verona e Treviso, gara casalinga con Montegranaro che sembra essere rimasta l’ultima Thule per chi non può ancora dare tutto per chiuso e finito. Ma, soprattutto, si va a vedere una squadra che non sembra avere punti deboli, tutto qua.

Treviso? Ha retto per 7-8 minuti, come tante altre. Che poi si sono trovate impossibilitate a fermare, dietro, una Fortitudo che ha troppa gente che non puoi battezzare: reggi 20”, ma ce ne sono troppi per arrivare alla fine con il recupero della boccia. Come tante altre. Come tante altre che ci hanno provato. Ma, forse, questa, per la Fortitudo non era una partita come tante altre. Era la partita contro l’antica avversaria, contro quella che poi si è riproposta in questi anni di A2 come se il tempo non si fosse mai fermato, ed è stata messa in archivio come tante, come tutte le altre. Ora c’è l’immediata trasferta a Udine, che potrebbe diventare complessa vista la necessità di recuperare le forze da parte dei veterani. Ecco: andasse in porto anche quella, che si vada a stampare le locandine per la festa promozione.

In ginocchio da te - Cinciarini era sembrato in leggera difficoltà, fino a qualche partita fa. Certo, come no. Poi l’ambiente, tutto il resto, tutto il solito. E Martino, sempre pronto a raffreddare gli eccessi di entusiasmo: vero che il campionato è una maratona e il traguardo ancora non è arrivato, ma almeno dentro lo stadio, forse, ci si è già arrivati.

Non son degno di te - Come sempre, quasi impossibile trovare qualcosa che non sia andato per il verso giusto.

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI