La partita di ieri, in un fotogramma: quello apparso sui social, dove Groselle è in lunetta e, dietro di lui, Durham che si copre gli occhi con una mano: 5 ne sbaglierà in totale il primo, 2 il secondo. E parliamo di due dei migliori giocatori delle Effe di ieri, per intenderci. L'altra immagine andrebbe presa facendo degli eeg delle zucche dei tifosi Fortitudo: tutti, quando Teodosic ha tirato quella tripla dopo essere stato prima ai minimi storici, sapevano che avrebbe fatto canestro. Senza scomodar un altro peggiore in campo fino a quel momento, sempre serbo, 23 anni fa, è il destino: puoi fare di tutto, poi l'unica volta che ti scappa quello bravo ma che aveva scheggiato ferri all'infinito, puoi solo sospirare e pensare a quella dopo.

L'errore che non deve fare, la Fortitudo, però, è quello di ingrassarsi con i complimenti e con le proprietà transitive che hanno visto, tra le altre cose, Trieste battere Milano dopo avere fatto da sparring partner, al Paladozza, lunedì scorso: si continui a guardare la classifica, che dice ancora ultimo posto, e non si pensi mai, nemmeno per un istante, a faccende tipo è bugiarda, siamo più forti di quanto non dica il ranking. Perchè è vero, questa squadra ora sembra più equilibrata di quanto non lo fosse un mese fa, e può allenarsi con un minimo di continuità in più. Ma mantiene drammatici problemi di atleticità tra gli esterni (Weems 14 rimbalzi, per dire) e inevitabili carenze in certi backup: sarebbe mortale quindi credere di poter superare gli esami senza uno studio matto e disperatissimo per convertire in risultati i complimenti delle ultime uscite.

Poi, per il resto, il derby ha detto quello che doveva dire: la truppa mentalmente c'è, qualche equilibrio è stato costruito, forse non ci si aspettava dai nuovi cotante cose buone da Borra e cotanti imbarazzi da Charalampopoulos, e che in difesa ci si sta sbattendo molto più di quanto non si facesse in precedenza. Ieri il problema è stato trovare la continuità in attacco, in un tabellino impressionante nella sua simmetricità: alla Virtus sono stati concessi 19 punti nel primo, secondo, terzo e ultimo quarto. Davanti, si è fatto 20 e 15, 20 e 15. Per il resto, si vadano a tirare centinaia di tiri liberi ogni giorno, ogni giorno.

Più su - Era iniziata male, continuata benissimo e finita con un pugno di mosche in mano. Però resta la prova di Aradori, a cui non si può poi chiedere di riuscire a girare attorno ai blocchi per fermare Teodosic, la grande difesa di Durham e la solidità dietro di Groselle.

Spalle al muro - Il greco salirà sul carro dei discussi assieme all'islandese, con la differenza che quest'ultimo, almeno, in difesa ci prova, l'altro nemmeno. Lo 0/11 da tre dello stesso ellenico assieme a Benzing, tutti tiri non certo con l'uomo addosso, ha ucciso la Effe tanto quanto i liberi sbagliati nel finale.

 

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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