Zandalasini, "In Virtus ai piani alti poca fiducia su di noi"
In una lunga intervista a Ultimouomo, Cecilia Zandalasini è tornata sulla chiusura della sezione femminile Virtus.
A stagione in corso avevo firmato un prolungamento di contratto fino al 2026, perché a Bologna mi trovavo bene. Era una squadra con un bel progetto, o almeno così mi era stato raccontato. Volevano fare le cose in grande, ma comunque con le tempistiche giuste, proprio perché era una squadra nuova. Passo dopo passo si provava a crescere insieme, tant’è che da quando sono arrivata io siamo riuscite a fare due finali scudetto, abbiamo vinto una Supercoppa, insomma sembrava che stagione dopo stagione si riuscisse comunque a fare bene. Abbiamo anche portato l'Eurolega a Bologna e quindi era un bel contesto in cui stare. Io stavo bene, avevo trovato i miei equilibri e così avevo accettato questo prolungamento.
Per quanto riguarda la stagione scorsa non lo so bene cosa sia successo. Avendo una squadra maschile così trainante, la conseguenza è che quella femminile, come in tante altre realtà, è un po' messa in secondo piano. Ma in realtà non è stato neanche il problema principale. Credo che i piani alti a un certo punto abbiano un po’ mollato su di noi, che non avessero troppa fiducia. Certo, noi non abbiamo fatto una grandissima stagione e di questo io mi prendo le mie responsabilità, come credo di essermele sempre prese. Anche perché per una squadra com'era la nostra ci stava di uscire dall’Eurolega. Ma non arrivare né in finale di di Coppa Italia né in semifinale Scudetto è stato un grande buco nell’acqua. Sicuramente le principali responsabili siamo noi, insieme allo staff tecnico, insomma a tutte le componenti che scendono in campo. Poi sapere cosa sia successo da lì al mese successivo, non lo so.
Da quel che so, problemi economici o comunque poca fiducia in un progetto nuovo che a quanto pare richiedeva un po' troppo budget. Da lì a chiudere tutto mi sembra veramente strano. Però io più di così non lo so. Tant’è che anch'io ci sono rimasta, perché dovevo partire per gli Stati Uniti intorno al dieci maggio e l'otto maggio mi è stato comunicato che la squadra sarebbe stata chiusa e non ci sarebbe più stato un progetto. Mi è caduto un po' il mondo addosso e di conseguenza ho dovuto muovermi velocemente per cercare un’alternativa.