LA SCOMPARSA DI GIANNI GIOMO, PLAYMAKER VIRTUS ANNI '60
ADDIO A GIOMO, REGISTA BIANCONERO NEGLI ANNI SESSANTA
Piange ancora la famiglia bianconera, per la perdita di uno dei suoi alfieri degli anni Sessanta. Se ne è andato a 76 anni (li avrebbe compiuti tra una settimana) Augusto Gianni Giomo, playmaker bianconero dal 1962 al 1968.
Classe 1940, marca trevigiana pura, Gianni Giomo era uno avanti, capace di gestire la squadra in campo e poi farlo, una volta chiuso col basket giocato, dalla panchina. Regista purissimo, arrivò a Bologna dopo una stagione all’Olimpia Milano (1959-60), nel 1962, e ci restò sei stagioni, fino al 1968. Guidato da Edo Kucharski, poi da Alesini e infine da Jaroslav Sip. Curiosamente, visse ben due periodi della Virtus “non bianconera”: quando l’abbinamento Knorr la portò in campo in canotta gialla e calzoncini verdi, e poi con il rosso-azzurro dello sponsor Candy. In tutto, 131 presenze e 647 punti con la V nera sul petto, ma anche 50 presenze e due Olimpiadi (1960 e 1964) con i colori dell’Italia.
La miglior definizione di Giomo giocatore, la più brillante e incisiva, è probabilmente quella di Gianfranco Civolani, che così lo descriveva su Giganti del Basket, quando era ormai in fondo alla sua carriera: “Mi ricorda l'immagine del dispensatore di luce. Capita che una squadra possa arrancare alla brava. Lui arriva, amministra un po' di palle ai compagni, dà il ritmo, come fosse una batteria in un'orchestra d'archi. La faccio corta: Gianni Giomo si fa due Olimpiadi e un po' di campionati del Mondo. Altezza uno e ottantacinque, buon piazzato, discreta entrata, eccellenti attitudini difensive, stupenda inclinazione alla regia”.
Il tempo di laurearsi in chimica (un’altra laurea, in fisica, sarebbe arrivata qualche anno più tardi) e mettersi lui, che aveva una grande visione del gioco, in panchina a gestire uomini. Allenatore diverso e moderno, studioso di tecniche legate anche alla musica applicata alla pallacanestro (e divenuto infatti successivamente un apprezzato mental coach), iniziò la carriera di tecnico a Mestre, portando anche nel 1973/74 la Duco in Serie A, e soprattutto indicando la strada a un giovane Renato Villalta, di cui fu maestro e mentore. Poi l’esperienza alla Auxilium Torino, con una finale di Korac nel 1975-76, e due lunghi periodi a Montebelluna (dall’80 all’83, con una promozione in A sfiorata, e dall’89 al 92).
La Virtus perde un altro pezzo della sua storia, ed è accanto alla famiglia in questo momento di profonda tristezza.