Fortitudo, il non previsto nodo della prossima panchina
Penelope costretta ogni volta a rimettersi a lavorare la propria tela, la Fortitudo che dovrà ripartire ha, rispetto agli anni precedenti, il vantaggio di non dover fare tutto all'ultimo momento per smottamenti societari. Ma, probabilmente, anche l'obbligo di dover far fronte a necessità non previste. E, anche se qualche screzio tra Caja e settori della dirigenza erano già stati segnalati durante l'anno, l'addio così repentino e comunicato quasi prima alla stampa che non allle scrivanie, di certo, non era messo in preventivo. Ecco quindi Tedeschi e soci a dover iniziare il giro di telefonate su chi potrà prendere una panchina diventata difficile anche per merito dei risultati della (ormai) passata stagione, sapendo che il nuovo nome dovrà essere un upgrade di chi già tanto basso non era volato: quelli usciti in questi giorni (Ramondino e Rossi) sono forse più consigli che non vere e proprie trattative, così come la suggestione di uno scambio indiretto con Brescia che porterebbe Caja in Lombardia e Magro a Bologna.
Panchina, quindi, non dimenticando che Attilio ha ancora un anno di contratto e una soluzione per la risoluzione andrà presa. Poi, le cariche societarie: smentito ieri un possibile addio di Nicolò Basciano (scherzando, si potrebbe dire che l'unica sua colpa oggi sia l'essere trapanese), ci sarà da valutare il ruolo di Teo Alibegovic e altri normali assestamenti, mentre si aspetta prima o poi una qualche presa di posizione, o anche solo la propria versione dei fatti, su quanto avvenuto in queste ultime due settimane. Dall'avvicendamento del coach a - soprattutto - l'onta del pane raffermo sulla tavola dei Vincitori. Che ieri hanno un attimo calmierato (cit.) gli strali verso Bologna, fatto presente l'interesse per il virtussino Abass, e che la prevendita per Elettra Lamborghini va a rilento. Orsù dunque, che aspettate?