Un inizio improvvisamente spumeggiante, poi i primi passaggi a vuoto, la scoperta che le cose non erano poi così rosee come si era sperato, un lungo cercar di capire dove agire per rafforzare la squadra, un buon momento invernale a illudere e lo sprint finale con festa brindisina quando si temeva il peggio. L'anno della Conad termina con i sorrisi, meritati perchè poteva davvero andare peggio, ma l'arrivo a braccia alzate non deve far dimenticare che sicuramente gli obiettivi erano altri. Attorno ai playoff, si diceva, in una posizione che per tutto il girone di ritorno (e più) non ci si è mai stati. Vittime forse dell'ottimismo, per cui si è sperato che le cose si sarebbero aggiustate da sole e poi tardivamente si è agito a tamponare i palesi buchi. E magari del non essersi subito ambientati nella lotta per salvarsi, continuando forse inconsciamente a guardare più il nono posto che non l'ultimo. Stagione di inesperienza e di patimenti, di infortuni che si sono rivelati ancor più gravi in virtù del roster non lunghissimo, e che ha visto la salvezza come un liberarsi da tanti, troppi fantasmi. E, davvero (visto anche il finale in crescita) l’impressione che sarebbe bastato poco per migliorare le cose: con un effetto domino, infatti, ogni giocatore avrebbe potuto fare meglio con qualcuno dalle caratteristiche diverse accanto. Ma a far 59 a briscola si può anche dire che mancava poco, ma si perde. Da domani si penserà al futuro: per ora, un bilancio di tutti i singoli e poi si vedrà.

Kelley - voto 5,5 - Il grande buco nero della stagione, o almeno uno dei tanti. All'inizio è un mistero, per come riesca a non giocare i primi tre quarti delle partite e accendersi, a volte portando di peso la squadra alla vittoria, nelle ultime battute. Poi prova a crescere non solo come finalizzatore ma anche come regista, e alla fine rinuncia ad entrambe le cose diventando in molti casi il sesto uomo degli avversari. Poca leadership, poca regia e concentrazione, dovrebbe a questo punto essere un one man show pazzesco per pareggiare il conto, e invece - ma nessuno in fase di scoutizzazione se ne era accorto? - sa fare solo entrata con sottomano di destro. E le difese avversarie, una volta capito il trucco, lo neutralizzano. Stacca mentalmente dopo il disastro di Jesi e dopo il quasi taglio, dimenticando che il professionismo lo obbligava a ben altro. Semplicemente, un americano completamente sbagliato. 14.8 punti di media, il 32.7% da 3 e 3 palle perse.

Blizzard - voto 6 - Gioie e affanni. Paga sia aver perso le abitudini agonistiche dopo lo stop, sia il ritrovarsi a dover giocare un ruolo più completo che non quello di tiratore che bene gli aveva detto in serie A. Boia e impiccato, è costretto a riscoprire centimetri quadrati di campo che non calcava dalla gioventù, e questo gli annacqua il fondamentale che tutti gli conoscevamo. Il tiro va e viene, e lui potrebbe anche dire guarda, 39 minuti giocati, ti sembra che possa anche fare il 70% da 3?, magari accennando anche alla regia di sostegno, alla difesa e a tanto altro. A contestualizzarlo meglio, sarebbe stata tutta un'altra cosa. Ma il discorso non vale solo per lui, che comunque nel girone di ritorno cresce come cifre e percentuali. 12.1 punti di media, il 35.8% da 3 e 3 assist.

Pecile - voto 6,5 - Gioca ad una sola velocità, dicono i detrattori, ma intanto ci prova, riuscendo a far dimenticare che non sempre il primo passo, ormai taccheggiato da tanti malanni, è bruciante come lo era anni fa. Diventa leader della truppa, firma partitoni sia come cifre che come impatto sul risultato, e fa di necessità virtù dopo un inizio anno in cui il tiro da 3 gli fa marameo quasi tutte le volte che viene provato. Si sacrifica, mette toppe, ci mette la faccia quando alcuni errori lo portano a sconfitte (ma nessuno ad aiutarlo, ricordiamo), e l'apoteosi sono i due tiri liberi tirati con la mano sana - ma non la sua naturale - contro Imola: deve alzare bandiera bianca, ma quando dopo Brindisi alza finalmente il referto rosa in trasferta si dimentica tutto e festeggia. 12.9 punti di media, il 31.7% da 3.

Montano - voto 5,5 - Piccolo manifesto della resistenza, quando in estate venne strappato a Sacrati con tutti i significati che la cosa comportava. E' normale che patisca il doppio salto e la prima esperienza da professionista. Come in B2 il contesto non lo aiuta, ma per motivi opposti: là si era ritrovato a dover fare il protagonista attorno a gente più esperta ma che non aveva ben capito cosa stesse capitando, qui non ha compagni che lo possano mettere nelle condizioni di crescere senza sbalzi. Ci mette anche un po' del suo, e chissà cosa potrà essere se e quando capirà che l'attacco è fatto anche di tiro e non solo di buoni passaggi. Così rischia di restare una incompiuta: il tempo gioca dalla sua parte, ma non lo farà in eterno. 7.5 minuti di media, il 34% al tiro totale.

Hite - voto NG - Hide, piuttosto, per come i guai lo nascondano dal basket. La prima partita è un caos tecnico che lo porta a giocare anche da 5, la seconda è un caos agonistico dove riesce ad essere utile pur tirando 0/9. La terza si rompe alla prima azione. Si allungano i tempi previsti del rientro (e il non averlo sostituito concretamente viene pagato) e, quando era davvero pronto, salta nuovamente per aria. Jella. Due partite (e un minuto) giocate, 21% al tiro.

Perry - voto 6,5 - Veni, vidi, perdi, almeno all’inizio. A Piacenza, dove gli collassano attorno. In casa con Reggio, dove la montagna da scalare è troppo alta. Poi a Brindisi offre sprazzi di quello che sarebbe potuto essere con un esterno americano più solido, e si fa perdonare due liberi ciccati che rischiavano di vanificare il tutto. Ovvio, troppo poco per un giudizio, anche perchè il mondo è pieno di americani che ti esaltano per una volta e poi spariscono. Però doveva fare una cosa, aiutare a vincere una gara, e lo fa. Occhiarlo per la prossima stagione potrebbe essere interessante, chissà. 4 partite giocate (2 vinte), 17 punti di media, 59.5% da 2 e 45.5% da 3.

Hafnar - voto 5 - Il meno peggio prendibile, si dice, quando Hite si fa male per la prima volta. Dovrebbe essere uno zaino per un breve viaggio, invece ci si accorge che sarebbe servito un borsone per qualcosa di più duraturo, e questo lo si paga. Troppo tempo per aspettarne l'andare in forma (eppure non era fermo da tanto), a tratti ci si chiede se Chiarini non potrebbe dare di più senza bisogno di spendere un bonus straniero. Incolpevole, senza benzina prima ancora di partire. Sei partite, 30% scarso al tiro.

Vrkic - voto 4,5 - Un altro dei grandi guai dell'anno. Dovrebbe essere l'alona capace di tutto, dal tiro alla difesa, dai rimbalzi al guardare il mondo a testa alta. Non capita niente di tutto ciò, ma visto il pedigree è anche legittimo provare un po' ad aspettarlo, benche non è che prima giocasse in Ruanda e quindi necessitasse di ambientarsi. Non la mette mai, non difende, ha paura della propria ombra è l'apice sono due tiri liberi tirati a freddo (ma non c'erano alternative) e scaraventati sul ferro che portano alla sconfitta con Piacenza. Tagliato, resta in attesa dei nuovi innesti e a mente libera fa un partitone a Reggio. Ma è uno dei tanti stranieri ciccati della stagione, forse vittima più che altro di una personalità non propriamente forgiata nell'acciaio. E aver perso uno spot da straniero per lui è stato peccato mortale. 7.4 punti, 33.3% da 3 e il 66% da 2.

Ferrero - voto 6,5 - Arriva al penultimo momento, a tamponare i dolori di Pecile. Firma la vittoria interna con Scafati, e le due triple consecutive di Brindisi che immortalano l'atto della salvezza senza che, come ad altri capitò, con la Fortitudo a Forlì, si rischi (si spera) di vedere la Comtec fare no. Gli basta questo, e non è poco, oltre al flash dell’ultimo secondo dell’ultima azione dell’ultima partita della stagione, ovvero tiro e vittoria contro Barcellona. Peccato sia solo in prestito, perché lui per restare a Bologna farebbe carte false, pare. Cinque partite (tre vinte), 12 punti e il 50% da 3.

Cutolo - voto 5,5 - Fortemente a rischio di terza retrocessione consecutiva, scaccia i fantasmi con le triple di Brindisi. Giudizio complicato, per un giocatore che pare fatto di cristallo (anche Markovski spesso puntualizza il La notizia è che Cutolo non si è fatto male) e che quindi fatica ad entrare in ritmo. Per cui si ha l'impressione di forte approssimazione offensiva, con il tiro che rende meno di quella che è la fiducia di Donato nel medesimo, e la difesa che si carica di falli per un atteggiamento sì aggressivo, ma sempre al limite. Sembra che non ci sia abbastanza durezza dietro per accettare gli svarioni davanti e viceversa. Per restare a questi livelli, quindi, gli servirà specializzarsi in qualcosa, per non restare a metà tra il carne e il pesce. 4.1 punti, 27.1% da 3 e 1.4 recuperi.

Baldassarre - voto 6.5 - Cifre non indifferenti, considerando che di italico si tratta. All'inizio è un rebus, perchè dalle statistiche non si evince una evanescenza difensiva che sarebbe stata accettabile con accanto un totem, non con un Dimsa. E' però capace di crescere piano piano, e la grinta nei momenti decisivi - specie nelle vittorie casalinghe - lo rende perdonabile per i difetti di posizionamento, soprattutto. Qualche eccesso al tiro, quando magari sarebbe stato meglio gestire dei possessi, ma se la stagione non è andata a rotoli in molti casi lo si deve anche a lui. Ma che il problema della squadra non siano stati gli italiani, alla fine, lo hanno capito tutti. 12.4 punti, 29% da 3 e 7.5 rimbalzi di media.

Canavesi - voto 6 - Chiaro che se ci fosse il fisico, i muscoli e un garretto un po' più verticale, si parlerebbe di un altro giocatore. Lui fa imbizzarrire, per tutte le volte che riesce a farsi trovare libero sotto canestro e, tra una finta e l'altra, permette agli avversari di chiuderlo e spesso di stopparlo. Avrebbe bisogno di un tiro da fuori più credibile per trovare una minima quadratura del cerchio, ma anche lui è di quelli che, avesse trovato dei titolari più solidi, sarebbe stato ottimale nel portare le sue qualità di buon cambio senza che gli venisse chiesta roba non nelle sue corde. Difende per quel che può, sufficienza con rimpianto, come ovvio, pur ricordando che forse da lui ci si aspettava, per una volta, qualcosa di meno. 8 punti, 54.1% da 2, 18.2% da 3, 4.1 rimbalzi.

Yango - voto 6 - Sarebbe servito un lungo difensivamente affidabile, e non è che questo fosse nelle sue corde. Aiuta con una credibilità offensiva che Dimsa non ha mai offerto, mentre dietro è più spazioso che concreto. Parte bene e finisce a fatica, forse non prendendosi al massimo con lo staff tecnico, e anche per lui l'idea che in un contesto diverso - come chissà, poteva essere a Pistoia - le sue magagne sarebbero state facilmente coperte. E' parte di quella Conad 2.0 che però, visti gli infortuni di altri, alla fine rimane una 1.5: ci mette il suo, non molto altro, anche se i drammi a rimbalzo del girone d'andata, dal suo arrivo, vengono un pochino tamponati e il suo bilancio vinte-perse è 7-6. 11.5 punti, 74.4% da 2 e 6.3 rimbalzi.

Dimsa - voto 4,5 - Altro drammatico errore iniziale. Non è abbastanza alto per questi livelli, dice Markovski, ma se l'indulgenza per Vrkic ci stava, qui non si poteva pensare che con il passare delle settimane il lituano si sarebbe alzato in statura. Scommessa persa, e lo si è capito fin da subito: sbattimento, sì, ma anche limiti offensivi e fallosità che hanno praticamente costretto la squadra a giocare un intero girone senza un lungo straniero affidabile. Magari con altra gente accanto chissà, ma così non era fattibile. 7.1 puni, 67% da 2 e 4.3 rimbalzi.


Markovski - voto 5,5 - Guarda oltre una contestazione strisciante di una parte della tifoseria, e di una proprietà che tutto sommato non è sempre convinta dei suoi mezzi. Abituati a sue rotazioni fantasiose, in questa Conad non ha materiale umano quantitativamente variegato per far come solito, e non sono poi tante le partite perse per sue scelte anomale (forse il solo ingresso di Filippini in un momento topico a Reggio, ma è guardare il capello). Piuttosto, le scelte degli stranieri, che pur con l'alibi del ritardo e del budget non da Eurolega sono state fallimentari, specie all'inizio, o il mistero di una squadra che troppo spesso ha iniziato le partite come se ancora di far la ruota si trattasse. Difetti autunnali portati avanti anche in primavera. Potrà ribattere di non aver avuto attorno un contorno dirigenziale di esperienza, e non sempre pronto ad accoglierne le difficoltà, tanto che in alcune situazioni non le manda proprio a dire, sia verso la società che verso i tifosi. Ed è giustificato dal fatto che l'assenza di un settore giovanile pronto al tampone lo costringe ad allenamenti dove ci manca solo che si cambi Nick Zecca per avere un organico minimo. Porta a casa il risultato minimo, con soddisfazione reciproca che non va oltre la sufficienza.

Proprietà - voto 5,5 - Lo si dice e lo si ripete fin dall'agosto del 2010, che oltre al lavoro per solidificare le scrivanie e le stanze dei bottoni serve anche qualche risultato del campo che alletti la piazza in momenti come questi. Magari si risponderà che qui la Comtec non avrà di che borbottare, e visti i tempi non è nemmeno un fatto di secondo piano. Però, se si vuole davvero far qualcosa di univoco, si dovrà considerare la domenica di gioco come uno spazio importante e non solo da corollario ad altro: vero che i soldi sono quelli che sono, ma a questo punto andrà imparato come ottimizzarli. Rinforzando la struttura dirigenziale, garantendo figure intermedie tra chi gioca e chi decide, perchè al secondo anno di visibilità (comprendendo anche l'anno di B2) tante piccole incertezze non possono sempre venir archiviate con serenità. Poi sarà l'ennesima lunga estate caldissima per quel che riguarda tutto il resto, ma qui si parla di campo. E, il campo, deve dare qualcosa per cui emozionarsi.

IL RITIRO DI MATT WALSH
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE