Le parole di Matteo Boniciolli alla vigilia della gara casalinga con Jesi.
“Veniamo da una buonissima settimana di lavoro, con il rientro di Campogrande, e si sta vedendo quello che volevamo costruire. Spero che i giocatori mi ascoltino, perché andiamo a giocare contro una squadra in forma, con una coppia di esterni americani da 50 punti, con un allenatore come Cagnazzo che sta facendo un lavoro eccellente. E lunghi italiani che hanno tratto grande vantaggio dalla situazione. Ecco, il modo migliore per perderla è pensare che l’abbiamo già vinta, in un modo o nell’altro: è un test di maturità, non permettersi di pensare mai che in casa si vinca sempre, dato che abbiamo già visto che non è così. Domani vincere sarebbe importante, per creare una separazione netta tra noi e un’altra inseguitrice, ci sarebbero 4 punti e il doppio confronto che renderebbe difficile per Jesi superarci. Stiamo arrivando al momento del dunque, l’ultimo carico lo faremo nel ritiro di Trapani, ma la stagione sta volgendo alla fine, dopo un percorso tribolato nel quale noi siamo stati bravi a restare a galla. I momenti di difficoltà ci sono sempre, e noi siamo a 4 punti, con ritorno in casa, dalla Virtus che ne aveva vinte 11 di fila. E per questo dobbiamo giocare con maturità”
Legion ha sempre giocato tanti minuti, fin qua. “Lui è la nostra prima punta, farà sempre 28’ circa di media. Lui, per sua stessa ammissione, non si è mai allenato così e non ha mai giocato in una squadra così forte, avendo preferito giocare in squadre con obiettivi diversi e meno strutturate dove quindi poteva allenarsi di meno per tenerlo fresco in partita. E le sue stagioni finivano con la salvezza, non con i playoff. Ora ha giocato tanto perché è indietro di condizione, e questo è un modo per aiutarlo a rientrare. Qui non esistono minutaggi garantiti, a Ravenna Mancinelli è stato 30’ a sedere e non ha fatto una piega, Raucci all’esordio di Legion ha giocato 2’ e contro Mantova è stato il protagonista. La nostra maturazione passa dal non risparmiarsi mai, e di questo sono certo, e dal rispetto dei compiti assegnati: se fai bene giochi, se non fai bene stai seduto, ma è anche vero che dovremo adeguardi agli avversari, e queste cose cambieranno i minutaggi. Ci sono partite, come ha detto Raucci, in cui c’è bisogno di punti e altre in cui serve difesa. Chi vuole giocare sempre 25’ al di là dei propri meriti si deve trovare un’altra squadra. Conosco buonissimi giocatori che non hanno sopportato questo tipo di ragionamento e hanno sempre preferito squadre diverse, ma noi siamo stati costruiti per questo”
Marchetti? “Lui è strapronto. Al di là delle grottesche ricostruzioni sul bagno di sangue dei 15 mila euro, lui quando è venuto qua sapeva che sarebbe stato il terzo play, quindi sapendo che potrebbe non giocare mai. Ma così sappiamo che, in caso di problemi per Candi e Ruzzier, abbiamo lui che può entrare. Faccio esempio blasfemo, se vogliamo: Davide Bonora era il terzo play della Virtus anni fa, e nessuno si lamentava. Noi abbiamo modi di arrangiarci se manca qualcuno dal 2 al 5, ma in regia ci mancava qualcosa. Quindi abbiamo fatto questo piccolo, ripeto piccolo, investimento: Marchetti, come da accordi da lui stipulati, giocherà se ci sarà bisogno, sapendo che potrebbe anche non giocare mai”
Ti scoccia la Coppa Italia in casa e non giocarla? “Assolutamente no. Rispetto per la manifestazione, ma abbiamo vinto la Supercoppa e non è cambiato niente se non aver perso un tesseramento, e quindi la Coppa Italia di A2, rispetto ai nostri veri obiettivi, è zero. Non dimenticando che la squadra dell’anno scorso è arrivata in finale, partendo dal settimo posto, lavorando tanto durante la sosta per la Coppa”
Un commento sul ritiro di Basile? “Ho avuto la fortuna in carriera di allenare giocatori di altissimo livello. Lui è uno di quelli che dopo una sconfitta veniva da me ad attribuirsi colpe, davvero uno dei pochi. Ed è un valore che non è facile da capire, all’esterno: ma è uno dei motivi per cui lui è stato giocatore di livello assoluto, quando la squadra perdeva si scusava”
Sei qua da due anni, quali sono stati i momenti più belli e più con rimpianti? “Il bilancio deve essere parziale. So che gli allenatori non ottengono risultati se non hanno alle spalle una società solida e che ti ascolta, e se non hanno giocatori che ti ascoltano. Come numeri siamo attorno al 70% di vittorie, abbiamo vinto la B2 e grazie alla riforma dei campionati siamo arrivati in A2, l’anno scorso siamo arrivati ad una vittoria dalla A1, abbiamo vinto la Supercoppa, siamo in gara per la promozione, non abbiamo avuto gran botte di fortuna. E abbiamo riavvicinato i tifosi alla Fortitudo con il lavoro più che con i grandi nomi. Ad oggi, grazie a Muratori, Pavani, Savigni, ai soci e al pubblico, posso dire che abbiamo fatto bene. Ma non basta, il nostro obiettivo è tornare in A1 in termini ragionevoli, la Federazione ha capito che una sola promozione non ha senso, quindi vorrei finire il mio contratto, che dura altri due anni, raggiungendo nella sua completezza il risultato che mi ero prefissato. Noi non siamo ancora in A1 perché non giochiamo in A1, ma se valutiamo l’immagine, gli abbonati, il ritorno di interesse, le volte in cui andiamo in televisione, il record di contatti per una partita durante il derby, allora posso dire che siamo già ad un livello importante. Manca l’ultimo passo. Brescia, ieri in Coppa Italia, ha giocato con due soli giocatori di quelli presenti l’anno scorso: io sono molto affezionato ai miei giocatori, e non so se vorrei andare in A1 mandandoli via prendendo sette stranieri. I miei stanno lavorando per crescere, in questa direzione, e i giovani sanno che in Fortitudo possono avere una chance per mettersi in mostra”