Giacomo Galanda è stato sentito da Enrico Schiavina per il Corriere di Bologna. Un estratto dell'intervista.

"L'estate? Non voglio dire persa, ma molto problematica. Prendiamo il 3 contro 3, che a luglio avrebbe dovuto essere sport olimpico a Tokyo: sei giocatori in un campo di 15 metri per 11, ancor più a contatto del normale 5 contro 5. Ma poi il bello di questi eventi è che sono delle grandi feste a cielo aperto, con decine di squadre, masse di ragazzi a bordo campo.
La chiusura del basket? L'ha fatto con piena unità, dei club e della federazione. Leggo dei protocolli necessari, li vedo molto difficili da applicare per uno sport come il nostro, di contatto, che si gioca al chiuso. La Fip quello che poteva fare l'ha fatto, e prima di altre federazioni, per aiutare club grandi e piccoli con lo storno delle tasse gara non incassate. Poi il 7 maggio c'è il prossimo consiglio federale che darà nuove indicazioni, ma le decisioni prese fino a qui, in emergenza, sono state necessarie ed ineccepibili.
La ripartenza? Non ho certezze, nessuno ne ha. Ma se conti alla mano ripartire a porte chiuse avrebbe un nuovo, grave impatto economico, forse meglio aspettare il giorno in cui si potrà giocare col pubblico. Resto comunque dell'idea che lo sport debba rimettersi non tanto alla politica, ma alla medicina.
La Fortitudo? Ha fatto molto bene. Se devo dire un nome, mi continua piacere Leunen: passano gli anni ma resta fondamentale per l'equilibrio che dà al gruppo. Ho visto diverse partite, le migliori direi quella con Brescia in Coppa Italia e con Milano in casa. Era una squadra che ha fatto vedere il meglio in alcuni momenti importanti. Poi ha fatto anche scivoloni orribili. Ma se no, non sarebbe la Fortitudo: la sconfitta con Pesaro. Da vero fortitudino, io me lo sentivo, ce l'avevo in mente da tempo: se vincono una partita, sarà a Bologna contro la Effe, figurarsi se non succede. Ma anche questo è il bello di amare la Fortitudo, no?"

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92