Dodici mesi e mezzo fa, al posto del Preolimpico, Meo Sacchetti si ritrovò su un sgabello, in via Giacosa, a raccogliere l'abbraccio del pubblico Fortitudo nel giorno della sua presentazione. Come simbolo della voglia di crescere della società biancoblu, e con l'attenzione - per forza di cose - di un po' tutta la stampa nazionale, non solo quella locale. Tutto quello che è successo in mezzo lo sappiamo, ed è curioso vedere come il coach del momento, eroe di un manipolo di eroi, sia poi lo stesso che sulla panchina fortitudina ha raccolto poco se non niente, arrivando ad un esonero quando la squadra era ultima, e tra gli sberleffi social (le porte si erano nel frattempo chiuse dopo le timide aperture autunnali) di chi lo vedeva come pronto per il famoso carrello dei bolliti del Diana.

Troppo signore - e con curriculum che non ne ha bisogno - per pensare ai successi in Nazionale come ad una rivincita verso la Bologna che non lo ha capito, Sacchetti rimane comunque un allenatore della Fortitudo, non ancora svincolatosi e quindi a libro paga.
C'era stato qualche approccio da parte di squadre alla ricerca di un coach (Pesaro in primis), ma nulla si è poi concretizzato, non chiudendo di conseguenza il rapporto con la Bologna biancoblu. Resta da vedere cosa da vedere cosa possa essere capitato, in quegli infausti mesi sulla panchina della società fortitudina. Squadra costruita con troppe figurine, qualche giocatore con cui forse il legame non è nato, e solo la vittoria nel derby di Supercoppa come qualcosa da ricordare. Difficile sapere se è lui a non aver capito la squadra o la squadra ad avergli voltato le spalle, ma nel Preolimpico dei paradossi, c'è anche quello del tripudio nei confronti di un coach, appena allungato da Petrucci sull'Italpanca fino a Euro2022, che a Bologna era stato giudicato, frettolosamente (ma con pessimi risultati) come pronto per i cantieri.

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92