Ai piani alti volano e voleranno stracci, ma almeno sul campo, per 40’, la squadra fa il proprio dovere, dimostrando di essere più vicina all’area tecnica di quanto altrove non si sia, e l’ingresso nei playoff – che era l’obiettivo di agosto – viene raggiunto, con il sesto posto, senza bisogno di aspettare altrui risultati ma con le proprie mani. Poi vero che in una gara da una assenza per parte (Fantinelli e Cinciarini) Forlì è apparsa al Paladozza con nulla da chiedere e forse tardivamente cerca di vincerla, ed è vero che arrivare quasi allo sprint dopo aver fatto +17 dimostra che tante cose ancora sono più di emozioni che non di raziocinio, ma per una volta si prenda il risultato e amen.

Salutati con vario calore gli ex Cinciarini (molto) e Martino (abbastanza), appostati in parterre il sindaco Lepore accanto a Di Pisa e, ai propri soliti posti, i due Gentilini – a stringere molte mani – si parte con Fortitudo più centrata, brava ad attaccare un’area forlivese non esattamente granitica e a far primo vantaggio sulle ali dei propri lunghi, nessuno escluso. Primi minuti di Fortitudo per Vasl, tutto abbastanza tranquillo e 20-12 al 10’.

Si continua a viaggiare con il collettivo Fortitudo capace di trovare uomini protagonisti ma non accentratori, giro di palla e tranquillità che assopisce una Forlì non in grado di accendersi come dovrebbe, ed è 36-22 al 14’. Più tardi arriva anche il +15, con un Panni chiaramente più a suo agio con maggiori spazi a disposizione, e chiusura 44-35 al 20’.

Sempre concentrata ma meno centrata, la Fortitudo lascia a Forlì qualche occasione per accennare un riavvicinamento che non diventa mai del terzo tipo e non fa suonare musiche extraterrestri, perché Bologna difende bene e Forlì non ha mai la pazienza di capire dove andare a parare, e quando arrivano 8 filati di Aradori il divario diventa quasi imprevisto, 55-38. Tutto liscio – non nel senso musicale – e 57-44 al 30’.

Stoppata prima e cesto poi a firma Candussi tengono Bologna sempre in doppia cifra di scarto mentre la partita diventa più un ciapanò collettivo che altro, e se da un lato il passare del tempo aiuta la Fortitudo, dall’altro il non metterla mai e fidarsi del pregresso rischia di ritorcersi contro i padroni di casa. Ma, eroso il vantaggio a 5 unità, una scucchiaiata di Candussi e una tripla di Cucci sono aria pura ad entrare in una stanza che si sta appesantendo. Così rischia di avvenire l’irreparabile, con il +10 che potrebbe diventare parità quando Valentini cicca la tripla dell’impatto, e si deve tornare da Candussi. Il finale rischia di imbruttirsi quando Panni cicca due liberi a 5” dalla fine, ma sempre sia lodata la mano di Candussi che tiene vivo il possesso e infila almeno il libero del +3. Di là Sanford mette il primo, il solito Candussi prende il rimbalzo, abbiamo capito chi l’ha vinta.


(Foto Mauro Donati)

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