Come se lo avesse sentito, Matteo Boniciolli, che i tempi erano maturi per la prima sconfitta casalinga – vera – da quando ha messo il suo sedere sulla panchina Fortitudo: troppo precaria la squadra, in un momento in cui il nuovo arrivo di Amoroso e il reinserimento di Flowers necessiterebbero di tranquillità e attenzioni per rimettere in piedi amalgama e tutto il resto. Invece si deve fare tutto di corsa, cambiando quello che c’era prima senza avere ancora garanzie su quello che sarà dopo: così, giocando per l’ennesima volta al gatto col topo e sperando, chissà, di poterla alla fine portare a casa come in mille altre occasioni, a volte succede che il topo scappi. E Trieste, al 40’, fa saltare il banco: complimenti, e per la Fortitudo una battuta d’arresto forse prevista nelle parole del prepartita, chissà.

Si parte con ritmi forsennati più velleitari che altro, dato che Trieste deve tirare solo da fuori per manifesta confusione di chiunque vada in area, e la Fortitudo che fa uguale dimenticando che, a solo dar boccia a Daniel, escono fuori margherite, rose, denti di leoni e orchidee. Così prima spara Landi e il 2 fortitudino replica, mentre a scaldare il non murato Paladozza ci pensano i cori dei tifosi triestini contro il concittadino Boniciolli. Boniciolli che intanto ruota subito i dieci che ha, riesumato Sorrentino compreso, e battezza l’esordio casalingo di Amoroso con due triple che arrivano a malapena a metà strada dal canestro. Bologna sonnecchia, e Trieste pur senza dar fondo ai propri fuochi d’artificio chiude 19-11 il primo quarto.

Restando a distanza siderale dal 30% al tiro, la Fortitudo deve almeno provare a chiudere dietro per non perdere contatto, e per cercare in contropiede quei gol che, a difesa schierata, paiono impossibili come l’accensione di una tv alla domenica pomeriggio davanti a programmi intelligenti. Daniel continua a marzianeggiare, ma ogni volta che una palla vagante può finire nelle mani di Trieste lo fa, e tra uno spreco e l’altro il divario rimane sui 6-8 punti, con Landi che imperterrito (e non sempre marcato) spaniera da fuori e Carraretto, allo scadere, a rispondere per limitare i danni al 38-32 Trieste del 20’.

Alla ripartenza, Bologna sfagiola una fiammata che impatta e, di fatto, ruscando tutto quello che era stato il PIL triestino del primo tempo. C’è il sorpasso, ma intanto Parks si ricorda di non essere uno scarto dell’Ikea e inizia a segnare, Candi una ne fa (tripla) e una ne sbaglia (antisportivo), e così Trieste, forse senza nemmeno chiaro il motivo, rimane avanti (52-46 al 28’). Per i giuliani segnano solo quelli dal cognome iniziante per P, ma quando Parks torna a credere di poter far altro che non balzare arrivano due infrazioni di passi visibili anche su Phobos, e di nuovo Carraretto – poche bocce giocate, tanta efficienza – a far da sarto sulla sirena. E 54-53 Trieste al 30’.

C’è tanta di quella stanchezza e confusione che si fa fatica anche solo a stare attenti: Amoroso lancia in contropiede Landi che si sgambetta da solo ad un passo dal canestro, e in generale i due allenatori sembrano solo aspettare che qualcuno dica alla partita di essere, se non vivo, almeno vegeto. Ci provano Sorrentino e Amoroso, Trieste non sfrutta un antisportivo a proprio favore, e pur restando sempre con una puntina di vantaggio dà sempre l’impressione di sprecare robe al limite del suicidio: così, dopo un altro contropiede buttato al vento, Carraretto non può esimersi dal far +1 a 2’30”. Però, come detto, è una gara a chi sbaglia meno, e due le sbaglia Montano (liberi prima e palla direttamenete negli spogliatoio poi), entrando a 70 pari nell’ultimo minuto. Parks rimanda al mittente – lo scrivente – tutte le accuse di non saper far altro che saltare e mette sospensione del +2, poi dopo dieci rimbalzi offensivi Montano si trova a dover tirare tre liberi: ce ne sono due, Nelson dopo la mette con aiuti difensivi ritardatari, e il due in schedina arriva anche al Paladozza. Finisce 72-74.

CAPO D'ORLANDO - VIRTUS, IL PREPARTITA
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE