NARDO' - FORTITUDO, IL DOPOPARTITA

Pareva un copione talmente classico da non necessitare nemmeno di stare a guardare la recita: Nardò in erezione agonistica dopo le recenti vittorie, il palasport pieno, l'odore della storia e il pensiero, forse, del ma quando ci ricapita di rigiocare da favoriti contro la Fortitudo?. Con dall'altra parte una Bologna piena di dubbi e acciacchi. Appunto, talmente scontata, la cosa, che doveva per forza finire al contrario, perchè lo sport è poi anche questo. E alla fine grazie a Caparezza, perchè tutte le volte che la Fortitudo va a giocare in Puglia la porta a casa: 90 punti, quando l'assenza di Aradori aveva fatto - giustamente, visto un recente scrimmage - ad un attacco sterile, e una difesa che ha limitato Nardò (11/32 da 3 per i padroni di casa). Perfetto, il piano partita: Smith è stato circoscritto a 27 ma innocui punti, davanti si è andati a cercare con costanza i mismatch punendo laddove c'era da punire. Insomma, tanta attenzione e concentrazione non si erano mai viste.

Bologna ha giocato in trasferta dopo aver scoperto che il Paladozza non è inviolabile, quindi chissà, forse entrando in campo con una fame maggiore di altre volte in cui, sazi degli applausi casalinghi, sembrava quasi ci fosse già appagamento senza bisogno del 2 in schedina. E, sarà un caso, ma quando questo è venuto meno, ci si è tirati su le maniche per fare ciò che prima non era mai stato fatto. Ovvio che i problemi non sono stati risolti ma intanto, per lo meno, si è dimostrato che qualcuno di questi quesiti potrebbe avere una risposta interna.

Ed ero contentissimo - Thornton ha giocato una partita completa, sia davanti che dietro, capendo che la leadership doveva passare da lui senza altri orpelli ed alibi. Poi la coppia Barbante-Panni, con quest'ultimo a buttarsi alle spalle un periodo in cui non avrebbe fatto canestro nemmeno in un videogioco truccato. Tutti, comunque, come detto alla fine da un Dalmonte acclamato dai bolognesi in trasferta, hanno dato il proprio.

Non me lo so spiegare - Rimane il mistero Davis, ma non infieriamo, per una volta.

(Foto Ciamillo)