La NBA sbarca in Europa: ci sono le premesse per una rivoluzione

L’annuncio di ieri sera, con conferenza stampa congiunta Silver-Zagklis, ha reso ufficiale quello che da mesi si vociferava: la lega europea NBA si farà. I dettagli sono ovviamente ancora da decidere e non se ne parlerà prima della stagione 2026-27, ma di sicuro si tratta di una rivoluzione epocale, pari a quella che nel 2000 scosse il mondo della pallacanestro europeo. Dopo anni di egida della FIBA, l’allora ULEB decise di organizzare una competizione in autonomia, registrando il marchio “Euroleague” che da anni veniva usato dalla FIBA. Fu una guerra senza esclusione di colpi: ci fu una stagione interlocutoria con due competizioni. Nel 2000-01 la maggior parte delle squadre scelse la neonata Euroleague, e la Virtus di Ginobili vinse la prima edizione. Altre scelsero la Suproleague sotto egida FIBA, che fu vinta dal Maccabi. Ma il dualismo durò una sola stagione. Già dal 2001-02 la FIBA capitolò e restò solo Eurolega, che negli anni si è staccata dall'ULEB e rafforzata sempre più, arrivando a essere l’ottimo prodotto di oggi, pur con grandi criticità, principalmente l’azzeramento del merito sportivo (negli anni ci furono alcuni tentativi di premiarlo in qualche modo, tutti falliti) e l’enorme squilibrio di forze e risorse tra i club proprietari e quelli invitati tramite licenza breve o wild card.
La FIBA - che nel 2001 era uscita totalmente sconfitta - per parecchio tempo ha abbozzato, poi negli ultimi anni ha reagito con forza: prima ha introdotto le finestre per le Nazionali, che hanno complicato parecchio le cose a Eurolega per calendari e disponibilità dei giocatori, poi ha organizzato una propria competizione, la Basketball Champions League (la Virtus ha vinto la prima edizione nel 2019) che sta crescendo sempre più. Ora FIBA ha trovato un alleato di peso gigantesco, ben più grande di Eurolega. Mentre l’Eurolega guardava a est e ai petroldollari del Medio Oriente, con Dubai e le Final Four ad Abu Dhabi, la FIBA ha guardato a ovest con la NBA, il cui sbarco in Europa ha la potenzialità per ridisegnare la mappa del basket continentale.
Per ora si è parlato di 16 squadre, con 12 stabili e 4 variabili, ovviamente con criteri tutti da disegnare, magari dalla BCL. E dato che l’investimento iniziale sarà notevole (si è parlato di 500 milioni di euro, cifra poi smentita) è chiaro che ci si rivolgerà alle grandi polisportive: Real Madrid, Barcellona, Bayern, Fenerbahce… e ai grandi proprietari del calcio, il gruppo qatariota proprietario del PSG sarebbe già interessato. Dato che si punta alle grandi città (si è parlato di Amsterdam e Lisbona, con squadre tutte da costruire), in Italia le candidate naturali sono Milano e Roma: la prima ha già una squadra e le risorse, la seconda no. Ma si vedrà.
E l’Eurolega? Stranamente dai radar della NBA per ora sembrano escluse greche e serbe, ovvero due serbatoi di tradizione e passione enorme. Così come la Virtus, e anche squadre con grande tradizione ma che al momento hanno contesti geopolitici complicati, come CSKA e Maccabi. I vertici di Eurolega punteranno a perdere meno squadre possibile, ed è per questo che alle serbe e alla Virtus verrà offerta una licenza triennale a stretto giro di posta. Basterà per reggere l’urto della NBA? E viceversa, creare squadre da zero in città dove la passione per la pallacanestro non c’è funzionerà? Sono interrogativi a cui solo il tempo darà risposta. I meno giovani ricorderanno che a sbarcare in Europa ci aveva già provato la NFL, negli anni ‘90, con una lega europea le cui partite venivano trasmesse sull’allora Tele+. Fu un grande flop, durato una decina d’anni. Qui le premesse però sembrano molto diverse.