IL DOPOPARTITA DI ROSETO-FORTITUDO
Certo, Pasqua è passata, e trovare in giro addobbi natalizi è difficile ma non raro, specie se non si ha tanta voglia di fare le pulizie. Ma trovare anche doni e balocchi, e Babbi Natali (quale è il plurale, cribbio!) pronti a offrirti robe come successo a Roseto, è faccenda di cui essere commossi, altroche. Sarà il gemellaggio – anche se per varie ragioni, dai ricordi dei non più presenti alle questioni diffide, il clima non è stato di festa – o cosa, ma al termine della gara l’impressione è stata quella di padroni di casa fin troppo ospitali, visto quanto successo nel finale. Con una Fortitudo ormai con la testa altrove che, se l’ha vinta, è perché gli altri non lo hanno voluto fare. D’altronde, lo 0/2 ai liberi di uno che ne aveva messi fin lì 14 non è legge dei grandi numeri, ma vai te a capire cosa. O la tripla sbagliata da Carlino allo scadere, che sarebbe sta forse esagerata (Roseto aveva avuto l’unico vantaggio all’alba della gara) ma anche meritata sconfitta per chi ha troppo gigioneggiato.
Alla fine Pozzecco ha fatto capire che deve ancora imparare tanto di questa squadra, e viceversa. E l’idea è quella della necessità di asciugare rotazioni più di quanto non fosse nella passata gestione: si sono rivisti minutaggi oltre quota 30 e nemmeno di poco, con Mancinelli che non scollinava i 38, forse, dai tempi in cui… boh, forse nemmeno lui se lo ricorda. Così come altri messi ai margini, e se Italiano può essere stata una casualità, è chiaro che McCamey oggi come oggi non è solo il decimo uomo, ma anche un decimo uomo su cui fare poco affidamento, dato che siamo ad una manciata di minuti complessivi in due gare. Senza niente da segnalare, oltretutto. E l’accenno finale a gerarchie che devono essere non solo tali per minuti giocati ma anche per parole dette, forse, racconta di aggiustamenti ancora tutti da aggiustare. Comunque, domenica passata tranquilla, tutto qua, in attesa che le cose diventino importanti e serie. Sapendo che, comunque sia, non sarà questo l’atteggiamento giusto per vincere laddove non ti accoglieranno come un fratello maggiore.
Just can’t get enough - Il risveglio di Pini, che domenica l’aveva vista in borghese, o il Mancinelli che almeno in attacco tante cose buone le ha fatte.
It’s no good - Molte cose, a partire dall’ennesimo mistero su McC, e sull’incapacità, anche di Okereafor, di alzare la manina e dettare i ritmi quando tutti stavano andando per conto proprio. E, ad aprile, non avere garanzie in regia non è una gran cosa.
(foto Mimmo e Andrea Cusano)