FORTITUDO - IMOLA, IL PREPARTITA
La prima certezza, del dopo Ferrara, è che questa squadra al completo non è imbattibile come Matteo Boniciolli aveva sperato – e come si erano segnati gli haters. La seconda certezza è che non ci sono certezze riguardo alla capacità di essere continua: la Fortitudo non riesce ad infilare una serie positiva corposa, e non ritenendo che si possa parlare di gruppo che a volte scenda in campo con le infradito, allora forse qualcosa a livello di solidità complessiva è ancora da aggiustare. Di fatto, la Effe di oggi ancora non è quella dello scorso maggio-giugno: vero che rispetto a 12 mesi fa c'è una classifica leggermente migliore, ma la crescita non è ancora completa, anzi. Di fatto, si deve ancora aspettare di vedere se e quando la benzina della Trinacria andrà in circolo. Il rischio, però, è di pensare inerzialmente in temi da se ci siamo riusciti l'anno scorso ci riusciremo anche quest'anno: vero che Shirley Bassey urlava che la storia si ripeteva, ma faceva la cantante, non la guardia tiratrice.
L'impressione è che a questa truppa manchi qualcosa. Animus pugnandi, forse, per chi l'anno scorso aveva forse meno talento ma che dava l'idea di poter strozzare l'avversario a proprio piacimento, nei momenti migliori. Qui si riesce a volte a far più gli splendidi, ma con meno cemento armato nelle basi. Sarà il sacrificio di qualche uomo poco bello a vedersi ma funzionale nel torbido (Raucci, meno protagonista di quanto fu), sarà che Knox avrà tanta tecnica ma non sempre furore agonistico. Sarà quel che sarà, aggiungendo a queste cose anche l'involuzione di Candi. Che, ok, non poteva andare avanti a cifre e rendimento come nel girone d'andata. E che, ok, quando sei giovane ci sta che tu non possa garantire sempre di essere al massimo. Ma è innegabile che non stia andando al meglio, da un po' a questa parte.
Imola, quindi. Forse sopra le aspettative l’anno scorso, forse un po’ delusa stavolta, con i fichi secchi canonici che non hanno portato a nozze sontuose come dodici mesi fa. E forte è il rischio di dover passare dai playout, visto che i biancorossi hanno un calendario con più trasferte che non casalinghe (anche se il fattore Ruggi non è, propriamente, qualcosa di incisivo: 5-8 in casa, 4-7 fuori) e, davanti, gente come Ferrara e Udine che non sembra di facile raggiungimento. Infortuni, scelte straniere non perfette, l’età contro cui alcuni big (Prato e Maggioli) nulla possono opporre, ed ecco perché i Ticchi’s sono rimasti un po’ indietro. Gli spot internazionali sono stati utilizzati in alternanza da Travis Cohn e (soprattutto) Brandon Norfleet e Jiri Hubalek, in particolare questi ultimi rimasti un po’ sulla graticola dopo l’arrivo del secondo ma il non taglio del primo. E ora è arrivato anche l’esterno croato Rogic, con referenze by Gianmarco Pozzecco, a cercare di trovare ulteriori soluzioni: domenica esordirà, al posto appunto di Norfleet. Con pochi punti di riferimento, si è dovuti andare a bussare a Ranuzzi e compagni italici, che sono stati di recente raggiunti dall’ex Roseto Paci e dalla guardia Dri, negli ultimi anni doppiacifrante in serie B. Capaci di tutto (dominio a Ferrara, o la semplice gara d’andata con Bologna) ma anche, sempre, a rischio di non entrare in partita.
(Foto di Fabio Pozzati)