Record di 11-4, secondo posto in classifica, raggiungimento delle finali di Coppa Italia (quella roba che se la ottieni non sai se ti interessa, se non la ottieni ti accorgi che ti interessava tantissimo), e di fatto un miglioramento non da poco rispetto alle due passate stagioni. Questo è quel che dice la classifica, questo è quel che dice la statistica, oltre al fatto che - al netto delle Roccacannucce - il calendario nel girone di ritorno porterà più corazzate al Paladozza che non in precedenza, ergo la possibilità di recuperare qualcosa. Eppure, non serve uno scienziato per capire che il clima attorno alla squadra non è dei migliori, con dubbi e incertezze che vagano, fluttuano, e che non fanno ben capire cosa potrà riservare il futuro. Noblesse oblige, come si suol dire: se non vuoi pressioni non venire in Fortitudo, si potrebbe spiegare. Il problema è capire perchè non tutto sembri roseo, al di là che questo sia il colore degli ormai letterari porcellini.

Di certo, quello che si vede in campo non è roba da raccontare agli esteti, almeno - appunto - come bellezza: giocatori che si guardano negli occhi cercando di capire da che parte sbattere la testa, gerarchie ancora tutte da definire, e l'idea di un film da girare con troppi attori per quella che è l'attuale autorità della regia in campo. C'è buona volontà, questo sì, perchè in altre situazioni sarebbe un attimo remare contro, ma intanto il sospetto è che tanti di quelli che vanno in campo non stiano rendendo per quelle che erano le aspettative. Pur tarando il tutto sul fatto che, a roster più ampio e con maggiori ambizioni, qualcosa di individuale deve essere sempre sacrificato. Ora c'è un girone di ritorno per mettere a posto le pedine sulla scacchiera: ci si riuscirà?

Udine, quindi. Andamento alterno, discese ardite e risalite, ma alla fine terzo posto in regular season alla fine del girone d’andata e, di conseguenza, qualificazione alla Coppa Italia. Zio Lino Lardo ha fatto 10-5, vincendo partite di gran lusso (Trieste, in primis) ma perdendo anche punti per strada laddove, forse, di meglio si poteva fare. Con il ricordo dell’esordio, quando la Fortitudo fece saltare il fattore campo, Udine viaggia affidandosi alla coppia estera/esterna Dykes (16 punti e 3 assist) – Veideman (13 punti e 4 assist), unici in doppia cifra di un roster dove tanto ci si aspetta dal giovin lungo Diop (classe 2000, 8+5), e che in area si affida anche all’oriundo Mortellaro. Da poco è stato inserito il ’97 Latorre, giovane promettente alla ricerca di spazi per esplodere. Insomma, squadra che ne ha abbastanza per avere ambizioni.

(Foto di Fabio Pozzati / Fortitudo Pallacanestro Bologna)

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