Gennaio - Si parte battendo Chieti, ma tutte le attenzioni sono sul derby, che viene perso meglio, se si può dire, di quanto non ci si aspettasse. Si perde bene (se così si può dire) anche a Verona, ma è chiaro che serve però qualcosa, specie in attacco: viene tagliato Nikolic, ottimo tifoso ma giocatore non di livello. Dopo lunga trattativa viene portato a Bologna Alex Legion, prima punta che dovrà abituarsi ad una squadra che deve vincere e non solo imbottire il proprio tabellino.

Febbraio - Legion si integra bene, anche se la squadra continua a non dare certezze in trasferta e fatica a fare il salto di qualità definitivo. Mentre Candi dichiara di voler diventare il capitano della Fortitudo in serie A, c’è comunque ottimismo pensando che tutto si giocherà nei playoff: non facciamo la gara sulla Virtus, dice il presidente Muratori, rinviando tutti i giudizi più avanti nel tempo.

Marzo - Il periodo in cui le altre giocano la Coppa Italia viene usato per un ritiro siciliano necessario per mettere benzina nel motore, ma al ritorno si perde in casa con Ferrara con suicidio collettivo finale. Si va avanti con serenità, anche se con Imola arriva vittoria fortunosa (cesto di Legion forse fuori tempo massimo) e a Roseto arriva sconfitta al fotofinish: si capisce che la strada per crescere è ancora lunga. Magari guardando a quello che succede a Caserta, dove qualche giocatore potrebbe liberarsi. E Cinciarini entra subito nella lista della spesa.

Aprile - In attesa di Cinciarini si va avanti in regular season, con la vittoria nel derby di ritorno che è iniezione di fiducia per tutto l’ambiente e il solo neo della sconfitta nell’ultima di ritorno a Udine. Ma tutto gira verso i playoff: Cinciarini veste la maglia Fortitudo, e il calendario mette di nuovo Bologna in viaggio verso Agrigento. E’ una vigilia turbolenta, con dichiarazioni avventate dello sponsor Ballandi (“E’ in Italia? Ci si arriva in canotto?” che scaldano l’ambiente siciliano.

Maggio - I playoff iniziano con disastro siculo (-23 in gara 1 ad Agrigento), ma poi la Fortitudo diventa un rullo compressore: 3-1 negli ottavi di finale, e nuovo incrocio con Treviso. Che diventa quasi una passeggiata, vincendo due volte al Palaverde e non preoccupandosi più di tanto per la sconfitta casalinga in gara 3. Fuori si inizia già a pensare al derby di finale, e il problema sembra più giocarlo (si pensa allo Stadio, incuranti di un concerto di Tiziano Ferro) che non arrivare a giocarlo. E Trieste è un brutto risveglio, in semifinale: 0-2 nelle due trasferte, e Cinciarini che si rompe.

Giugno - Il Paladozza è il solito fortino inespugnabile, e gara 3-4 sono due vittorie, in un modo o nell’altro, grazie anche ad una magata di Candi che allunga la serie. I problemi sono altrove: l’invasione di campo con spintoni a giocatori triestini, e il dover tornare a giocare gara 5 là: sarà un massacro, e finale di campionato con un passo indietro rispetto a 12 mesi fa. L’ambiente digerisce, ma non c’è il clima di festa dell’anno prima, quando la sconfitta in finale era stata vista, anche per come ci si era arrivati, come una mezza vittoria. La squadra viene subito ricostruita con arrivi e partenze: Candi saluta e la cosa non viene presa benissimo, così come l’arrivo del discusso (non per il rendimento sul campo) Amici. Di certo, a fine mese Boniciolli ha già la truppa pronta, puntando più sull’esperienza che non sulla crescita dei giovani, visto che anche Montano e Campogrande salutano. “Si è chiuso un ciclo”, dice il coach: Legion confermato, arriva il play McCamey, e in area solo italiani.

Luglio - La squadra è costruita, ma si continua a guardare il mercato. In particolare in area, dove si punta a capire eventuali disponibilità da parte di Cusin e Burns (quest’ultimo solo in caso di passaporto italiano) a scendere in A2. Durissima, infatti vanno buca entrambe le ricerche. Però i cambiamenti ci sono, e a livello dirigenziale: ricapitalizzazione, Fondazione e cambio al vertice. Christian Pavani (“Ho la pelle d’oca, un sogno che si realizza”) diventa nuovo presidente, mentre Marco Carraretto torna come GM. Il problema diventa il Paladozza, dove da ottobre giocherà anche la Virtus: la convivenza non convince, si sogna una struttura propria, intanto si porta a casa il Centro Torreverde come nuova casa per gli allenamenti.

Agosto - Tutto ovviamente molto tranquillo, con la presentazione dopo Ferragosto ed entusiasmo (non scontato, visto qualche muso lungo a fine campionato e qualche borbottio isolato sulla permanenza del coach) all’apertura della campagna abbonamenti. Si guarda sempre al di fuori, con qualche polemica sul marchio tra la società e la SG (“Il logo è nostro”, dice Pavani. “Con contratto periodico”, ribadiscono in Furla) e sulla voglia di fare un palasport proprio.

Settembre - Ottimismo sparso, anche se l’infermeria si riempie al punto da dover riguardare il mercato: lontani i sogni estivi di Cusin e Burns, si prende al volo l’esperto Bryan per sopperire ad acciacchi tali da dover chiudere in anticipo (con qualche polemica poi rientrata) una amichevole con Rieti. Fuori dal campo ci sono il triennale con la SG per il marchio, un po’ di scetticismo – poi dimenticato – sulle nuove maglie, il nuovo sponsor Consultinvest e serenità. E la prima di campionato, a Udine in formazione rimaneggiata (c’è anche Amici fuori per squalifica), è positiva.

Ottobre - La doppia sul neutro di Rimini (eredità di gara 4 con Trieste) è positiva, come anche la trasferta a Ferrara. Squadra mai al completo, ma lunga al punto da poter trovare sempre soluzioni, benchè con frenate continue nei finali di partita. Si paga lo scotto proprio a Trieste, surclassati di 25 punti. Viene poi presentata la nuova sede di Castel Maggiore, la nostra nuova casa nelle parole di Pavani, che si unisce a Torreverde come nuovi luoghi Fortitudo.

Novembre - La squadra vince ma non sempre convince, e a Imola serve una magata di Mancinelli per risolvere una questione prima chiusa e poi riaperta. Intanto la Virtus libera Rosselli (che a fine ottobre ancora parlava da capitano bianconero senza problemi) e tutta la A2 ci si butta a pesce: si capisce che la Fortitudo è in vantaggio, mentre l’atroce sconfitta casalinga con Ravenna (dal +28) fa capire che prima si aggiusta definitivamente il roster meglio è.

Dicembre - Comuzzo definisce la squadra una Ferrari che a volte va come una Ritmo, con la sconfitta di Montegranaro che fa capire come va bene essere in tanti, ma che un minimo di gerarchia, anche a costo di ridurre gli spazi, ci vuole. Meglio fuori dal campo, con l’ufficializzazione della Fondazione, mentre in campionato si resta, pur con qualche mugugno, sempre tra le prime 3-4. E sarebbe anche un fine anno di buona atmosfera - con la vittoria a Piacenza e il nuovo aggancio del secondo posto - se non arrivasse il caso Fultz a dimostrare che in F non ci si annoia mai.


SERIE A2, LE IPOTESI DI PARITA' PER LA COPPA ITALIA
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91