CONSULTINVEST - TEZENIS VERONA 71-62
La casa è dolce, benchè in coabitazione, e il ritorno al Paladozza della Fortitudo è vittoria, in una domenica dove è bastato l’urlaccio del primo quarto a mettere Verona sotto in quantità tale da poter gestire poi gli alti e bassi di chi non ha ancora certi punti di riferimento a cui affidarsi. Ma intanto è giornata di buona difesa, di nemmeno tanto patemi e di felicità collettiva finale. Per lo spettacolo ripassare, se proprio servisse.
Salutato tra flash vari l’ospite d’onore Joey Saputo, in un palasport senza tracce di convivenza la Fortitudo parte senza avversari, facendo 15-0 di parziale sfruttando una Verona inesistente nell’ambito del centimetraggio: Pini spadroneggia, il resto è corollario, e 17-4 al 6’. Udom prova a scossare l’Adige, ma Bologna guida con il pilota automatico, e fa 21-10 al 10’.
Ricordato con uno striscione Andrea Blasi a 15 anni dalla scomparsa, la mattanza continua con Pini a fare, come si suol dire, i propri porci comodi, e Verona che alla regia preferisce il lancio del mattone dall’arco. 32-12 al 14’, poi i primi segnali da 3 ospiti (dopo duemila ferri) uniti a qualche svarione arbitrale – una rimessa regalata e conseguenti ammonizioni sparse – danno un barlume di linfa ai gialloblu, che provano a riavvicinarsi. La Fortitudo si ammoscia, morde di meno, 39-29 al 20’.
Rientro morbido, Verona risale fino al -4, prima che Bologna trovi in poche zampate di Mancinelli e tre fiondate di McCamey un nuovo vantaggio a prova di tachicardia. Si rimane sempre su binari più di individualità che non di continuità, ma basta e avanza contro chi continua a sparakkiare da 3 senza trovare reali alternative. 57-46 al 30’.
A non far dormire sonni tranquilli nell’ultimo quarto è il collasso a rimbalzo, con Verona che di punto in bianco si ritrova a poter gestire possessi all’infinito pur senza ottimizzare più di tanto. Basta però per inquietare una Fortitudo non più liscia in attacco, ma che poi ritrova margini difensivi tali da non dover mai affrontare palloni in modalità sliding door. E allora arriva la vittoria, alla prossima.
(foto Fabio Pozzati)