Un esponente della Fossa dei Leoni è intervenuto a Vitamina Effe, programma di Radio Nettuno Bologna Uno, spiegando la scelta del gruppo di tornare al Palasport.

"Nel mezzo della pandemia fare quello che facevamo prima non è stato possibile, e i comunicati precedenti hanno spiegato che non c'erano i requisiti minimi per fare gli ultras come fatto da 50 anni a questa parte. La decisione dipendeva da qualcosa di più grande di noi, e pur non avendo mai abbandonato per un secondo la Fortitudo abbiamo dovuto sospendere il tifo fino a situazione migliorata. Il non poter far entrare lo striscione ci teneva fuori dal Palasport, pur non avendo mai vietato a nessuno l'ingresso alle partite, infatti la spinta del tifo c'è sempre comunque stata"

Qualcuno vi "accusa" per le sconfitte casalinghe. "La non vicinanza alla squadra, come hanno dimostrato le stesse richieste di Martino, può aver influito su un ambiente che comunque un po' di calore lo ha sempre dato. Noi saremmo comunque andati, ma distanziati e senza lo striscione, che per il gruppo è il nostro capostipite, le persone non possono fare quello che fanno tutte le domeniche"

Ma adesso, a capienza uguale, cosa è cambiato? "Non è mai stata una questione legata alla capienza, quanto piuttosto alla presenza dello striscione e di strumenti per tifare. Noi domenica saremo lì, ed entreremo con lo striscione"

Alcuni giocatori possono aver sentito la mancanza del tifo. "E' normale che con la spinta di 5mila persone che urlano a loro favore i giocatori si carichino. Gente come Mancinelli e Fantinelli sa come sia il nostro ambiente, e possono trasmettere agli altri il senso di appartenenza: è la cosa forse più complicata da far capire all'americano di turno che a questo potrebbe non essere abituato"

Alla squadra manca la personalità? "Non penso, perchè ci sono figure carismatiche come Mancinelli che fin da bambino respira Fortitudo e può spiegare agli altri cosa significhi questa squadra per noi. E anche Fantinelli può trasmettere questo spirito. Poi è difficile per tutti, è difficile per noi restare fuori: questo potrebbe far calare la 'fotta' alla squadra, come conseguenza di tutto quello che sta capitando nel mondo. La Fortitudo lo sta pagando più di tutti, perchè non è mai stata abituata a giocare senza pubblico"

Sono rimaste 5 partite in casa, i giocatori con il vostro ritorno non hanno più scuse. "Noi cercheremo di trasmettere l'amore che proviamo per la maglia che indossano, cercheremo di farglielo capire e di far capire che non sono soli, nemmeno nelle situazioni più buie"

Come si può evitare la retrocessione? "Spesso stando di spalle la partita nemmeno la vedo... sugli aspetti tecnici non posso sbilanciarmi, perchè scherzando tra noi diciamo che di basket non capiamo nulla. Ma anche un gruppo con poco talento tra i singoli, se trova una quadra collettiva, può fare meglio di una squadra con grandi nomi. Ricordo la Fortitudo che arrivò in finale con Brescia e aveva tanti giovani e qualche veterano: mancò poco con la promozione, e mancava Flowers"

E' così importante per voi lo striscione? "Chi non lo capisce forse non sa cosa sia il mondo ultras. Tutti i gruppi organizzati trovano la propria identità dietro lo striscione: ci sono leggi non scritte, questioni e principi fondamentali che volenti o nolenti, condivisibili o no, sono capisaldi"

Come avete vissuto il periodo fuori dal Palasport? "Tutto il mondo ultras ne è stato coinvolto, e ogni gruppo ha avuto gli stessi problemi. Poi a seconda di città, strutture e stadi, ci sono state piccole differenze che hanno permesso, ad esempio nel calcio, di far entrare dei gruppi di ultras"

(Foto di Fabio Pozzati)

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