BASKET CITY AL MARE, 1/7/2016
Era già da un po’ che Waimer guardava il calendario, e si stava ponendo dubbi atroci. Perché uno dei due tifosi era in spiaggia già da un po’, anche se il tempo era di quelli che non ti permetteva di programmare più di tre giorni consecutivi senza rischiare il lunedì l’ustione e il mercoledì la grandine. Era sì presente, ma con toni talmente dimessi da farlo sembrare quasi irriconoscibile: aveva chiesto un ombrellone bucato, un lettino di quelli anni ’70 che non si piegavano, ed era passato davanti al bar cercando di non farsi riconoscere. L’altro, invece, arrivò quando l’estate era, astronomicamente parlando, già iniziata: pareva il classico caso del morto grasso, ma qui pareva che le attenzioni fossero più sul grasso che non sul morto. Ovvero, niente di conquistato ma tanta, tanta soddisfazione.
Waimer - Oh, ti avevo dato per perso, c’è solo quell’altro là, che peraltro se ne sta in riva al mare senza dire niente se non, appunto, che voi avreste perso anche stavolta.
Piccy - Perso? Ma quando mai? Senti, te che te ne stai qui e che hai appena mandato un tuo dirigente a Tortona, ma te in inverno cosa fai? A parte verniciare pedalò, intendo. Hai per caso avuto notizia di quanto abbia fatto la Fortitudo in questi mesi? Che siamo partiti con nemmeno la certezza di poter fare mercato o di poterci iscrivere come Fortitudo, e siamo arrivati a 40’ dalla promozione, senza un americano, e con il Paladozza che è tornato ad avere decibel che nemmeno in Eurolega. Quando per mesi il nostro coach dava come obiettivo massimo l’arrivare ai playoff, fosse anche con un carpiato da metà campo all’ultima di regular? Ecco, se questo significa avere perso, vorrei poi parlare con quell’altro là, che se non sbaglio ha perso davvero, e ora è lì che sogna solo che Caserta non si iscriva al campionato per evitare di giocare in A2, stavolta da retrocesso e non come quell’altra volta là. Ecco, ti sembro io quello che ha perso?
Waimer - Nonono scusa, non volevo dire questo. Come detto, io passo gli inverni a verniciare pedalò e a ricucire ombrelloni, è che non ti ho visto fino ad ora, e quindi ho dovuto chiedere informazioni. Che poi la fonte fosse un po’ di parte lo sai pure te, ma cosa ci dovevo fare?
Piccy - Intanto magari leggere un famoso sito, e non confonderti come quel famoso ex giocatore Fortitudo che ora ha un ristorante a Cervia (“Il cantinone”, passerò a breve per la cena pagata vista la marchetta) e che un giorno credeva di leggere forlibasket anziché bolognabasket. Poi, se stiamo ancora qui a dare retta a quello che dicono i retrocessi, facciamo poca strada, non trovi? Ti dico solo questo. Lasciaci Flowers, per le partite finali, e poi vediamo come andava a finire.
Waimer - Però mi sembra che la vostra idea di confermarne il più possibile non stia andando bene…
Piccy - Il problema è il solito, ovvero si fa tanta letteratura sul cuore e sui tifosi, poi però quando c’è da rinnovare non capirò mai se è chi propone che dice dove li trovi tifosi simili, dimezzati lo stipendio o chi è dall’altra parte che replica hai visto come ho fatto godere i tuoi tifosi, raddoppiami lo stipendio. Comunque sia, ho tanta di quella fiducia in ‘sto allenatore che.. per me, con due insulti, sarebbe capace di rendere perfino me un giocatore da serie A2. Quell’altro, invece, quell’altro?
Quell’altro se ne stava in disparte, ancora sconcertato per quanto avvenuto durante la stagione. Aveva una mezza voglia di sbattere in faccia al Nemico il fatto che questo avesse perso l’ennesima finale della sua storia, anche dopo la ricostruzione del 2013. Eppure si rendeva conto, al di là dei normali sberleffi, che una finale persa della Fortitudo non poteva fare notizia come la sua retrocessione. Fatta ballando sul Titanic di chi era convinto che non sarebbe mai potuto accadere, che comunque sia la Virtus è la Virtus e retoriche simili, che i giovani avrebbero salvato il mondo. Certo, come no, specie se poi non si azzecca un americano nemmeno con le preghiere, e se la cosiddetta Fondazione pareva, ai non dentro le cose, come un gruppo di soggetti che si riunivano solo per spendere un po’ meno. Cosa doveva fare, a questo punto? Aspettare, sentire una parola di conforto, qualcosa che gli facesse sentire la voglia di tornare a tifare per qualcuno, e non solo gufare per le altrui non vittorie. Eppure, continuava a sentire dichiarazioni di minima, perfino in A2. Diamine, lui era la Virtus, poteva essere trattato in questo modo? Forse no, ma ancora in crisi di identità preferiva starsene un attimo per conto proprio. Questo mentre in riviera si partiva con la Notte Rosa, con Umberto Tozzi sparato a mille e con festeggiamenti di cui lui non sapeva proprio cosa farsene. E non sapeva nemmeno chi incolpare, per questo disastro.