ETERNEDILE - DE'LONGHI TREVISO 85-78
Li tenga pure a pane e acqua da qui all’eternità, Matteo Boniciolli, se poi la reazione è questa. In una partita dagli antichi splendori e, nell’attualità, fin troppe sinusoidi di inerzie che girano come trottole, la Fortitudo dimostra che da queste parti non è come quando si mette in versione da trasferta, ed è curioso che la faccenda la vadano a vincere quei giocatori che, andando a perlustrare identikit e leggendo tra le righe, sembravano proprio quelli che a Matera il coach avrebbe voluto rinchiudere nei Sassi fino a totale espiazione dei propri peccati.
Girato il ricordo ai drammi del nostro piccolo mondo, tra inni e striscioni – con non esattamente gran rispetto da parte della spicchia ospite, a dire il vero – legati a quel che ben sappiamo, in campo l’impressione è che Treviso non sia esattamente arrivata a digestione avvenuta del tutto. Ed è gioco facile per la Fortitudo accorgersi prima che Daniel e Italiano non hanno avvversari per le loro scorribande, e che poi con un po’ di pressione a metà campo si riescono a recuperar bocce e far punti su punti, con l’attacco che vive di fiducia e passaggi al momento giusto. Così è una sarabanda bolognese, con i titolari prima e i sopraggiunti poi a doppiare Treviso, arrivare fino al 31-16 di massimo vantaggio per chiudere poi 32-19 i primi 10’.
Partita bella, per un po’ segnano tutti, anche se il tenere alto il ritmo è più occasione per Treviso di annusare l’altrui sedere per provare ad avvicinarsi (35-29), ma quando le percentuali tornano umane è la Fortitudo a rispondere relativamente presente, riuscendo a stare sempre attorno al decino di vantaggio. Non sfruttando tanto i rimbalzi d’attacco che paiono essere calamitati dalle falangi locali, ma trovando sempre di riffa o di raffa qualcosa da far uscire dal cilindro. C’è però meno inerzia, si segna meno, e la staticità non favorisce Bologna. Un non furbissimo fallo di Candi su Moretti permette al bimbo ospite di mettere il punto del 48-41 con cui si chiude la frazione.
Dopo l’intervallo, il cielo si capovolge: l’attacco non riesce a scrollarsi di dosso la difficoltà di inventar qualcosa sulla metà campo, mentre dietro diventano enigmi bartezzagheschi sia il solito Powell che anche il redivido Corbett. Ergo, 4-18 di break e quel che era vantaggio che si tramuta in rincorsa, mentre l’ambiente si scalda per qualche fischiata non facilmente assimilata e per sfide ormonali tra qualche giocatore. Frazione dimenticabile, si sta anche un’ora di fila in attacco tra secondi, terzi e centesimi possessi, ma non si fa mai canestro (3/17 nel quarto), ed è 65-57 esterno al 30’.
Quando Bologna pressa sul serio, Treviso – anche perché Morettino non sembra, diciamo, ancora avvezzo a queste faccende – nemmeno supera la metà campo, e rimettere il naso avanti è un amen, con Italiano e Sorrentino in estasi, e con la custode del palazzo che potrebbe tranquillamente mettersi a dare di straccio nella metà campo offensiva veneta, per tanto che i Pilla’s non ci mettono piede. 16-2 in nemmeno 5’, 73-67. Ci si aspetta la reazione ospite, ma per Treviso è difficile pensar di rimetterla a posto una volta azzerati i suoi americani, unici a dar l’impressione di saper che fare. Così pare una festa, con il vantaggio che torna in doppia cifra (79-68 a -4’) e con il parterre sotto la Fossa che rischia spesso e volentieri di finire nel reparto ortopedia per le tante pallonate che arrivano da parte di atroci passaggi veneti. Si fa 81-68, ci si rilassa un po’, ma a 1’ dalla fine Fabi sfonda il possibile -4, e tutto il resto è tranquillità.