Sarà la vendetta di Mameli (la questione dei cori durante l’inno nazionale potrebbe diventare un problema), quella della maglia a pois bistrattata, o semplicemente quella del Bestemmiatore. Ma il fattore Paladozza, che l’anno scorso fu una quasi totale sinfonia di uno in schedina, in questa stagione salta al primo tentativo, e senza nemmeno costringere gli avversari a doversi affidare all’ultimo tiro carpiato come fu l’antica Trieste. Fortitudo troppo brutta per essere credibile, malgrado gli alibi della condizione fisica alterna – Mancinelli e Italiano rientrano, Ruzzier ancora fuori – e di una Verona che a tratti ha fatto sempre canestro. Però serve andare a spulciare gli annali per ricordare un cotal disastro casalingo, e anche solo questo dovrebbe far sperare che sia stata, come si suol dire, solo una mattonella malmessa. Male fin da subito, la Fortitudo dura 5’ prima di essere tritata, tutto qua.

Ci si difende da subito, nei pigiami, con Verona che nelle prime battute è già tanto se riesce ad arrivare al ferro, altro che provare a fare canestro. Non c’è però abbastanza attacco per sfruttare il momento, e quando i registi scaligeri iniziano a capirci qualcosa è chiaro che, ad andare da Frazier, tanto male non fa. Boniciolli ruota i suoi, però piano piano c’è chi segna, chi no, e la seconda parte della prima frazione è un semplice 11-0 di parziale per la città dove i Niu Tennici composero quel capolavoro di Affitta una Ferrari. Risultato, 22-12 esterno al 10’.

La prima linea difensiva bolognese è vaselina, Verona fa nemmeno tanta fatica a far gioco interno-esterno e permettere a Frazier di bastonare in lungo e in largo. Ci si mette anche una tripla di Basile (che non può non essere ignorante), Portannese che fa quel che vuole, e la città che i Gatti di Vicolo Miracoli definivano beat svulazza fino al 41-24. La Fortitudo non riesce ad andare in area, non trova alcuna fortuna dall’arco, e dopo aver evitato svariate volte l’aggiunta di imbarcata, finisce oltre i 20 con Totè e Frazier discretamente indisturbati. Robinson fa 52-26 al 20’, ed un qualche eccesso di festeggiamenti non viene preso benissimo dalla platea.

La si vorrebbe subito mettere in disperata bagarre, ma dopo un barlume di sveglia suonata da Mancinelli si ripiomba a fondo, complice anche un triplice errore dai classici due centimetri, nella stessa azione, a (non) firma Raucci. Si muove qualcosina a metà frazione, con l’ormone di Italiano e quello di Montano, ma non si sfrutta al meglio un antisportivo di Brkic in un sacrilegio di rimbalzi concessi alla città da cui Ivana Spagna chiedeva di essere chiamata. Non si riesce a tornare sotto il -18, Verona melineggia, 69-48 al 30’.

Massimo Bubola da Verona ci vedeva il cielo d’Irlanda, Frates si limita a gestire la partita nel finale, toccando il +26 fin da subito e non andando oltre nel tambureggiare contro la Fortitudo, più sorpresa della situazione che non stanca, si potrebbe dire. Ci si ferma attorno al ventello, Bologna si avvicina poco poco nelle ultime battute, ma senza che nessuno creda anche soltanto alla possibilità di far qualcosa. Inattesa, tutto qua.

ADDIO A BICE FORNI, LA VIRTUS CONDIVIDE IL DOLORE DI ANGELO
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE