Player Focus: Stefan Markovic
Un artista.

Non si può definire in un altro modo Stefan Markovic quando ha la palla tra le mani. In particolare, il suo modo di passare la sfera in qualsiasi situazione possibile ha pochi eguali in Serie A (uno di questi gioca al suo fianco con la canotta numero 44). Il classe ’88 nativo di Belgrado è uno degli scudieri della Virtus capolista di Sasha Djordjevic, nonché il miglior assistman della Serie A con 6.7 passaggi vincenti a partita e un massimo in un singolo match raggiunto toccando quota 14 (recordman nella Lega assieme a De Nicolao e Mekel).

Messo in secondo piano dall’arrivo estivo di Teodosic, Markovic si è confermato anche sotto le Due Torri come uno dei playmaker (almeno nella metà campo offensiva) più talentuosi in circolazione in Europa. Dopo una lunghissima carriera iniziata nel 2005 nella “sua” Atlas e proseguita tra Hemofarm, Benetton Treviso, Valencia, Banvit, Malaga e Zenit, Stefan viene da un biennio al Khimki in cui ha giocato 24 minuti di media (e registrando 6.1 punti in aggiunta ai soliti 4.4 assist a partita) in Eurolega al fianco di Alexey Shved. Certo, fisicamente non è (e non è mai stato) l’atleta in grado di regalare giocate di esplosività e atletismo ma, per fortuna, il basket è anche molto altro. Se Teodosic è ad oggi tra i candidati per il premio di MVP personale, il merito è anche del suo connazionale che lo svincola dal gestire troppi possessi in attacco e che lo fa giocare in uscita dai blocchi (situazione in cui Milos è ancora più letale).

Talento, esperienza e propensione innata verso il Gioco. Sommando tutti questi ingredienti, si ottiene Stefan Markovic, un playmaker nel vero senso della parola, sempre più merce rara nel basket moderno, che ha incantato l’Italia intera in questi mesi di Regular Season

Testo a cura di Matteo Pozzuoli di Overtime

(foto Virtus Pallacanestro)

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